La Lazio scopre le riserve. E resta in scia alla Juventus

Macché panchina corta, Genoa battuto. Inzaghi: «In altri tornei saremmo in testa». Immobile-gol eguaglia Angelillo

La Lazio scopre le riserve. E resta in scia alla Juventus

Vavro, Patric, Cataldi, Marusic. Sono le risposte di Simone Inzaghi a chi parla di una Lazio dalla panchina corta rispetto alle rivali. Certo, per qualità e quantità, le rose di Juve e Inter sembrano avere qualcosa in più della rivale inattesa. Ma la truppa laziale lancia un altro segnale al campionato: vincere gare come quelle di Genova, da anni rognosa per i biancocelesti e ieri impegnativa contro una squadra che nonostante la classifica sta giocando bene, è un passo importante.

Vavro e Patric sono diventati titolari nell'emergenza della difesa di Inzaghi. E se il secondo, sostituto di Luiz Felipe, vantava già otto presenze dal primo minuto, lo slovacco - schierato sempre in Europa League - aveva finora raccolto solo spiccioli in campionato (appena 104 minuti prima dei 90 di ieri) nonostante fosse stato l'acquisto più oneroso della campagna estiva della Lazio. Il suo problema? Avere davanti un gigante come Acerbi che ieri, complice un dolore al muscolo soleo, gli ha lasciato la maglia in un match non certo facile. «In una rosa fatta di amici che si divertono negli allenamenti e in campo, Vavro è un esempio: dopo due mesi a riposo, a Genova si è fatto trovare pronto. Ha lavorato per esserci e gli vanno fatti i complimenti», gli elogi del tecnico.

E poi c'è la storia di Cataldi, romano cresciuto nelle giovanili biancocelesti, diventato il primo cambio della rosa di Inzaghi. Da predestinato titolare fra i grandi, aveva trovato sempre meno spazio in squadra e così la società lo aveva spedito al Genoa e a Benevento. È tornato a vestire la maglia della Lazio due anni fa e i 3 gol segnati negli ultimi dodici mesi, nei quali ha giocato più assiduamente, sono arrivati tutti su punizione. L'ultimo ieri, da ex, dopo quelli alla Roma e nella Supercoppa alla Juve, sempre a un punto di distanza a tredici tappe dalla fine del torneo. «Capita sempre che faccio la terza rete. Non sono un goleador, penso alla squadra - così il centrocampista -. L'abbraccio di Inzaghi? Mi diceva come sistemarmi bene in campo... Sognare non fa male, ma riparliamone fra un mesetto». Giovedì, durante la festa dei 30 anni di Immobile, ha fatto un'imitazione riuscita dell'allenatore. «Non si è arrabbiato (ride, ndr), lui è allenatore e io calciatore, i ruoli si sono ristabiliti...». «Danilo sta meritando per il lavoro quotidiano. Se fa gol ogni domenica mi può imitare tutti i giorni...», il commento di Inzaghi.

Nella gara sofferta con un Genoa pericolante, ma migliorato grazie alla cura Nicola, la Lazio trova il gol dopo soli 100 secondi con Marusic (galvanizzato dalla «corte» del Psg, riscoperto dal tecnico dopo qualche infortunio e ora elemento prezioso a livello tattico come contro l'Inter), va due volte avanti con un doppio vantaggio, ma chiude in affanno portando a casa tre punti pesanti. E aggiornando i suoi numeri da primato.

Decima partita con tre gol segnati, 27° centro di Immobile dopo 25 turni - uguagliato l'Angelillo della stagione 1958/59 -, 17ª vittoria nelle ultime 21 partite, Supercoppa inclusa, 9 volte di fila in rete fuori casa come nel 2017/18. «Stiamo facendo qualcosa di grandissimo, in altri campionati saremmo in testa...», così il tecnico. Come dargli torto?

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