Coronavirus

Lega-Coni, ora è rissa. Lo sport contro il calcio e il governo frena

Malagò: "La A procede a vista". Dal Pino: "Ingerenza". Spadafora: "Spero si riprenda il 4"

Lega-Coni, ora è rissa. Lo sport contro il calcio e il governo frena

Volano gli stracci, è proprio il caso di dirlo, tra il Coni e la Serie A. Il tackle mediatico del numero uno dello sport italiano, Giovanni Malagò, «si procede a vista, per ipotesi, con una conflittualità che danneggia», ha fatto esplodere le tensioni che covavano già da giorni con la Figc e i club della massima serie calcistica. Da via Rosellini spingono per far ripartire il carrozzone pallonaro il prima possibile: allenamenti già dal 4 maggio e Serie A in campo a inizio giugno con l'appendice delle semifinali di Coppa Italia a fine maggio. Il protocollo della salute firmato mercoledì dalla Figc ha accelerato questo processo, che si scontra con le linee guida veicolate dal Coni. Malagò aveva, infatti, predicato prudenza in nome della sensibilità pubblica. A detta del Coni la Serie A non può sorpassare la priorità dei bisogni della collettività, godendo di privilegi (come i tamponi, seppur pagati dai club) di cui non beneficiano la maggior parte dei cittadini. Inoltre Malagò chiede trattamenti paritari per ogni disciplina (i presidenti delle varie federazioni lo hanno appoggiato in blocco), onde evitare scorciatoie e polemiche. In risposta la Lega di A ha invitato il Presidente del Coni a «smetterla con conflittualità che danneggino qualsiasi progettualità, accogliendo con stupore le ingerenze e le dichiarazioni fatte al CorSport».

D'altronde i vertici del calcio stanno tirando dritto in nome della ripartenza. E se basket e volley hanno addirittura concluso le stagioni, il pallone vuole giocare. Costi quel costi. Una scelta, però, bocciata da milioni di italiani come evidenziato dal sondaggio di Agorà (il 76% degli intervistati è contrario alla ripresa ritenuta pericolosa). Tanti, troppi, gli interessi e i milioni di euro in ballo per fermarsi. Almeno in A, visto che la stessa Figc ieri ha sospeso definitivamente tutti i campionati giovanili eccezion fatta per Primavera e Berretti.

Un segnale in controtendenza rispetto alla massima serie, dove il dio Denaro impera. In particolare gli introiti dei diritti tv, sui quali poggia l'intero sistema calcio. Malagò aveva pure manifestato perplessità per la mancata richiesta di sconto del 5-10-15% alle tv. Un tema spinoso, con i presidenti contrari a posticipare il pagamento dell'ultima rata chiesto da Sky-Dazn, che a loro volta si sentono in credito poiché hanno versato l'85% pattuito a fronte del 68% di gare disputate. La Confindustria calcistica ha ribadito piccata a Malagò di essere dall'inizio della pandemia CoVid19 «in costante contatto con i broadcaster titolari dei diritti tv», sottolineando come «siano regolati da chiare previsioni contrattuali». Tradotto: Dal Pino e De Siervo sostengono che da contratto, sia per quest'anno che per il prossimo, non sono possibili sconti. La palla passa ora al Governo con il ministro Spadafora guardingo: «Spero si possa riprendere il 4 maggio, ma vedremo se ci saranno le condizioni...».

Un assist indiretto a Malagò.

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