L'Inter regge il ritmo della Juventus (e del Torino). La sfida è già cominciata. Vince a Cagliari (1-2), non brilla, ma ha il merito di rialzarsi nel momento più difficile: va in vantaggio, subisce il pareggio, controsorpassa su rigore sacrosanto, conquistato dal suo giocatore migliore (Sensi) e trasformato dal più atteso (Lukaku). Per il momento può bastare, anche se in apparenza è un passo indietro rispetto al rotondo debutto contro il Lecce.
Il prato è uno specchio dove le squadre riflettono 2 moduli sostanzialmente identici (3-5-2) con gli esterni di centrocampo, larghi che più larghi non si può. Fino al gol non succede nulla, dopo nemmeno, almeno fino all'intervallo. Forse il caldo, forse il momento, certo il ritmo è compassato, gli spunti sono pochi, le giocate anche. L'Inter brilla meno che col Lecce, e ci sta visto che l'avversario è differente, ma conferma quell'idea di solidità che sarà dura per tutti scalfire. Ci prova più degli altri il Ninja, ex col dente avvelenato: dopo 14 secondi calcia verso Handanovic, troppo alto. Poi a metà tempo parte verticale in dribbling come ai tempi belli, finché Brozovic, in barba all'amicizia, lo stende rudemente (ammonito).
Tre minuti di Var per il gol di Martinez, sul filo del fuorigioco, decisiva la deviazione-carambola dopo la testata di Cerri. Il centravanti di Maran sbaglia dal limite dell'area piccola l'opportunità enorme di pareggiare, dopo la gran giocata Nainggolan-Joao Pedro (41'). La sostituzione col neo arrivato Simeone a inizio ripresa è conseguenza quasi diretta: se il Cholito non rimedia a suon di gol, l'assenza dell'infortunato Pavoletti rischia di pesare assai sulla stagione sarda.
Complice l'infortunio di De Vrij e la forma precaria di Godin (in campo nel finale) e del neo arrivato Sanchez, Conte schiera gli stessi 11 che avevano impressionato col Lecce. Di diverso ci sono gli spazi che l'esperto Maran offre in misura assai minore del debuttante Liverani. Anche per questo, per Lukaku è subito un po' più dura. Un paio di sponde tra Martinez e Vecino, ma per vedergli fare qualcosa d'importante serve arrivare alla trasformazione del rigore decisivo (27' st): freddo, preciso, perfetto.
Il secondo tempo comincia come non t'aspetti: tanto Cagliari e Inter in affanno. Dopo 5 minuti, il pareggio aereo di Joao Pedro (cross da destra di Nandez, esitazioni prima di Brozovic e poi D'Ambrosio) è tanto bello quanto sacrosanto. Conte non riesce a farsi capire, o forse non ha molto da spiegare: Sensi è l'unico a scuotersi. Tira (11' st), conquista una punizione dal limite, colpisce la traversa (15' st) e infine il calcio di rigore con un numero da circo (25' st).
Il finale serve a Conte per dare un po' di minuti a Barella, Godin e Politano, che alla fine dovrebbe restare in nerazzurro. A proposito: stasera finalmente chiude il mercato. Icardi? O va in prestito secco al Psg (ma deve accettare di firmare il rinnovo-prolungamento) o resta in castigo e continua a litigare con il club e con la storia.
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