Franco Ordine
Terminato il casting azzurro scandito dalle tre amichevoli (1 successo, 1 pareggio in 10 e una sconfitta netta con la Francia) si può passare ad assegnare i ruoli del nuovo film Nazionale. Roberto Mancini ha i compiti per le vacanze prima di dar inizio al viaggio vero e proprio del Nations league (7 e 10 settembre, prima Polonia a Bologna, poi Portogallo).
La sintesi è incoraggiante: c'è del materiale eccellente su cui lavorare, qualche talento da recuperare (Balotelli il primo della lista seguito da Verratti), molti debuttanti da coltivare affidando l'ingrato compito più alla Champions che al campionato, considerato il meno allenante d'Europa. Quel che manca, e si è visto in particolare al cospetto della Francia, è la velocità abbinata alla tecnica, conseguenza viziosa di un torneo dove le alchimie tattiche hanno preso il sopravvento su coraggio e fantasia.
Ricchi in porta. Tra i pali c'è un autentico tesoro. A sorpresa, ma fino a un certo punto, del trio battezzato dal Ct, il primo della lista è risultato Mattia Perin, da ieri juventino a tutti gli effetti, reduce da un torneo eccellente col Genoa. Sarà difficile, per Allegri, relegarlo in panchina. Ha ripreso le qualità (agilità, intuito e coraggio nelle uscite) che due accidenti d'infortuni non gli hanno fatto smarrire. Donnarumma si è trascinato dietro le insicurezze degli ultimi mesi milanisti ed è retrocesso secondo, davanti solo a Sirigu cui è capitato il rivale peggiore da fronteggiare. Gigio può riprendersi la maglia di Buffon solo se dovesse recuperare la serenità sparita dai suoi occhi.
Difesa da completare. Con la coppia centrale super-collaudata (Bonucci-Romagnoli), si è già a metà dell'opera. Caldara è pronto a fare il salto, Rugani non ancora: mancano le sentinelle degli argini perché Florenzi non ha il fisico per difendere in quota, Criscito non è mai stato titolare e gli altri arruolati (De Sciglio, Zappacosta) sono di media cifra tecnica. Sperare in Conti, di questi tempi, è un azzardo.
Cercasi disperatamente un regista. Se Jorginho è l'unico nel ruolo, ecco spuntare il vero limite della prossima Nazionale. Verratti in che ruolo deve giocare? Prandelli, Conte e Ventura han provato diverse strade senza mai trovare un sentiero illuminato dagli estri dell'abruzzese. La povertà nel settore è documentata dal modesto rendimento di Mandragora e dalla resa di Cristante che sembra spaesato se inserito in movimenti non memorizzati come quelli atalantini. Pellegrini è forse l'unico progetto di centrocampista con i baffi, Bonaventura il più adatto nello schema a tre tra i tanti pretendenti.
Mario più Chiesa. Balotelli più Chiesa possono bastare? La risposta di getto è no, naturalmente. Uno dovrebbe trovare domicilio nel campionato domestico per restare competitivo e sotto pressione evitando, per il futuro, di affrontare temi (razzismo etc.) che lo portino a scivolare su terreni sconnessi. Mario è l'unica garanzia in materia di gol, al momento. Almeno fino a quando Belotti non recupererà una condizione e una mira decenti. Chiesa è il più promettente dei virtuosi di casa nostra: per Marcello Lippi, che se ne intende, «l'unico progetto di fuoriclasse». È bastato uno strappo dei suoi, contro l'Olanda, per servire a Zaza la palletta del parziale riscatto.
Politano e Berardi non sono mai riusciti a scavalcare l'asticella azzurra, Insigne in azzurro è lontano dal giocoliere allenato da Sarri ma il sodalizio con Balotelli, umano prima che tecnico, è una risorsa da sfruttare.
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