Llorente: «Juve come Barça e Real»

Llorente: «Juve come Barça e Real»

Il Re Leone. Flaco. Fer. Ovvero: Fernando Llorente, professione attaccante. Oggi della Juventus, fino a poche settimane fa dell'Atletico Bilbao da cui si è liberato a parametro zero. Alto (195 cm) e magro (Flaco), con capigliatura hollywoodiana (Re Leone), occhioni che faranno strage di cuori - ma lui è fidanzatissimo con Maria, di professione medico - rischia di essere il colpo dell'estate. «Se lo avessimo preso l'anno scorso pagando i 37 milioni della clausola rescissoria, tutti parlerebbero di un vero top player», ha spiegato più volte Andrea Agnelli. Il quale è convinto di essersi portato a casa un vero crac, per di più gratis: i fatti potrebbero dargli ragione e del resto stiamo parlando di un campione del mondo e d'Europa in carica, subito adottato dai tifosi juventini che anche ieri lo hanno sballottato di qua e di là pietendo autografi e strette di mano. «Mai visto nulla del genere, è incredibile», sorrideva lui. Ciuffo al vento e via in campo, dove al mattino aveva segnato tre gol in una partitella che ne aveva confermato le doti. Che sia lui il centravanti titolare della Juve in fieri non pare in discussione. Conte gliel'ha detto apertamente e anche le prime prove del campo hanno visto Vucinic traslocare sull'esterno. «Stiamo lavorando per fare il meglio possibile, molte squadre si sono rinforzate ma in questo momento è presto per sapere quali saranno i nostri rivali principali - ha detto il nuovo numero 14 bianconero -. La serie A inferiore ad altri campionati? Non credo. E comunque io volevo giocare nella Juventus, una grandissima squadra dove sento di poter migliorare: gioco in un club che può essere paragonato a Barcellona e Real Madrid. Per me si tratta di un salto di qualità e alla fine penso che Liga, Premier League e serie A siano molto simili».
Solo certezze, per lui e per il popolo bianconero che ha preso d'assalto il ritiro di Chatillon facendo registrare oltre 40.000 presenze complessive. In testa, più che il campionato, la Champions: «In tanti ce la chiedono ed è il sogno di noi tutti - ha proseguito Llorente -. Non dobbiamo però metterci pressione, ma ragionare gara dopo gara perché in una manifestazione così difficile tutto può sempre accadere. Il nostro vero obiettivo sarà vincere il terzo scudetto di fila». E se qualcuno aveva dubbi circa la lezione già imparata, lo spagnolo di Pamplona recita che i tricolori sono 31 infischiandosene lui pure di calciopoli. Meglio comunque guardare avanti, a un gruppo «molto forte. Quanti gol voglio segnare? Non mi piace indicare una cifra ma, lavorando duro, posso raggiungere ottimi risultati. Tevez? Un grandissimo: è più facile giocare e segnare vicino a campioni del genere. Conte? Mi piace come lavora, è diverso da Bielsa (tecnico del Bilbao, ndr) e direi che lo preferisco. Ripeto: avevo una gran voglia di arrivare qui e di allenarmi con i miei nuovi compagni. Quella passata è stata una stagione molto dura, ora mi sto godendo il momento e non vedo l'ora che inizi il campionato». La Juve pare casa sua da sempre: faccia pulita, soldatino che di professione fa il centravanti, nessun colpo di testa fuori dal campo in attesa di piazzare quelli vincenti nella porta avversaria: «Credo che a volte si debba passare la palla piuttosto che tirare, anche se Conte mi ha già detto di volermi più cattivo.

A me piace segnare, ma anche aiutare i compagni a farlo: dipende dalla situazione. Devo migliorare in tante cose, ma credo di cavarmela sia di testa che di piede». Se i numeri valgono qualcosa, 115 reti in 334 impegni ufficiali tra squadra di club e nazionale rappresentano già un bell'indizio.

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