L'ultima di Massa e la Rossa spegne la luce sulla F1 umana

L'ultima di Massa e la Rossa spegne la luce sulla F1 umana

Come una porta che si chiude. Lentamente. Come un lungo rettangolo di luce che si assottiglia fino a scomparire inchinandosi al buio. La F1, domani, quando calerà la bandiera a scacchi sul Gp del Brasile, tramonterà definitivamente come sport con qualcosa ancora di umano al suo interno per diventare a tutti gli effetti quel che già è: freddo e calcolato e nebbioso business mondiale. La luce si spegnerà quando Felipe Massa dirà addio alla Ferrari perché giunto all'ultimo Gp rampante, all'ultima bandiera a scacchi di rosso vestita. Ultima dopo otto stagioni da titolare, nove contando l'anno da collaudatore, dodici pensando al contratto firmato con la famiglia Todt all'epoca imperante a Maranello e il conseguente parcheggio in Sauber. Formula uno al buio di umanità perché era solo in Ferrari e dentro la Ferrari, nel complesso e romantico rapporto del brasiliano con il team, che si poteva avvertire ancora qualcosa che avesse a che fare con i sentimenti. Era la riconoscenza. Riconoscenza a un certo punto persino ottusa, perché contro l'evidenza dei numeri e dei disastri e dell'incostanza mostrata nelle ultime stagioni da Felipe. Però sentimento nobile. Una riconoscenza costruita su gesti come la vittoria ceduta da Felipe a Raikkonen proprio a San Paolo per il titolo 2007; o il successo a cui rinunciò a Hockenheim nel 2010 per accontentare la talentuosa prepotenza di Alonso. Riconoscenza puntellata dal mondiale 2008 dal crashgate di Singapore in casa Renault-Briatore che innescò i pit stop e quella pompa della benzina strappata al via e addio punti. Punti fondamentali per sopravvivere al frenatone di Glock e la Toyota a San Paolo, poche settimane dopo, quando Felipe fu mondiale e non lo fu 500 metri dopo. Riconoscenza cementata dal dolore e dall'incidente ungherese del 2009. La morte in faccia non per proprio errore ma per fottuto destino: un bullone in fronte.
La Formula uno che resta al buio di umanità, ieri navigava nell'acqua figlia dei nuvoloni che accompagneranno l'intero week end di San Paolo. E forse tira un sospiro di sollievo: come se quella riconoscenza rappresentasse una falla nel sistema. Perché ora Felipe alla Williams è soprattutto business. Così come il gelido Raikkonen a Maranello. Un piede migliore di Massa ma che sul Cavallino ci rimonta «solo perché in Lotus non mi pagavano...». Così come Valsecchi rimasto fuori e umiliato dalla Lotus per ovvi motivi di soldi.

E come Grosjean che adesso è un Dio, ma è riuscito a dimostrarlo solo perché protetto dalla Total. E come Hulkenberg che è il più bravo, lo dicono tutti, ma nessuno se lo prende. Ha le tasche vuote. Maldonado no. E infatti nel buio della F1 i suoi soldi sono fari abbaglianti. Che illuminano la Lotus.

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