L'ultimo chilometro di Scarponi tra due ali di folla

Tanta gente e molti campioni. Da Cassani a Sagan, all'amico Mancini. "Perso un grande uomo"

L'ultimo chilometro di Scarponi tra due ali di folla

Sono stati i palloncini colorati saliti verso il cielo ad accompagnare l'ultimo viaggio di Michele Scarponi. È questa l'immagine conclusiva della cerimonia funebre che si è celebrata ieri pomeriggio al campo sportivo di Filottrano. Più di settemila persone presenti, in un pomeriggio dominato da due sentimenti: il dolore e l'incredulità per la scomparsa di un uomo davvero speciale.

Nell'omelia, celebrata con altri cinque sacerdoti, l'arcivescovo di Ancona-Osimo il cardinale Edoardo Menichelli ha affermato che «non c'è mai una giorno adatto per morire, ma la morte fa parte di noi, è una nemica ma dobbiamo accettarla. Anche perché la morte non è mai l'ultima parola come ci insegna la Pasqua». E poi è passato a una riflessione su tre concetti che possiamo accomunare alla morte di Michele Scarponi: il diritto al pianto, la speranza e la memoria. «Michele è esempio di sacrificio, non per primeggiare, ma per essere compagno; un esempio di collaborazione, dell'essere squadra».

C'era anche il due volte campione del mondo Peter Sagan a salutare Michele Scarponi. «Ma è qui non come campione del mondo, ma come tuo amico, come uno del gruppo», ha detto Davide Cassani che ha parlato proprio a nome di tutto il movimento, iniziando con un «ciao capitano».

Filottrano era tutta nel suo stadio insieme con tanti corridori di ieri e di oggi, da Fabio Aru a Vincenzo Nibali, da Gilberto Simoni a Ivan Basso. C'era anche Roberto Mancini, conterraneo di Scarponi, che con Michele di tanto in tanto usciva in bicicletta.

«Abbiamo perso un grande uomo, una persona perbene, un marchigiano doc oltre che un grande ciclista», ha detto l'ex allenatore dell'Inter.

Alla fine Michele è stato accompagnato al cimitero, tra due ali di folla disposta a bordo strada. Come in una tappa di montagna del Giro. Ciao capitano.

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