Al gol del 2-0 di Palacio su assist di Guarin nei tre di recupero, Mazzarri s'è asciugato la fronte: «Stiamo crescendo, stiamo trovando equilibrio. Questi ragazzi non vincevano in casa da quattro mesi e mezzo, dovevamo esorcizzare una psicosi e ci siamo riusciti».
Sofferenza. L'Inter l'ha risolta alla fine dopo un'ora di noia mortale. Paure non ce n'erano perché il Genoa non ha mai rischiato di segnare, ma era la prima, la gente di San Siro era tirata e c'era la famiglia Moratti al completo con il presidente che ha riaperto tutto, dal passaggio di proprietà, al mercato: «La mia ultima da presidente? Non è detto. Eto'o è a Milano? Lui spesso è a Milano», ha ribattutto mentre aveva accanto Dejan Stankovic, lui si all'addio.
Al gol si è abbracciato con il figlio Angelomario e la moglie Milly, tutto come prima, come l'Inter che fluttuava sul nuovo manto come se ci fosse in panca ancora lo Strama.
E neppure al gol di Nagatomo la tensione è scesa, nonostante fosse il trionfo di Mazzarri, cross dell'esterno di destra e gol dell'esterno di sinistra, quasi un miracolo. Subito dopo Jonathan era stato ammonito per aver allontanato la palla al fischio di Guida, segno che la tensione era alta e tutti non vedevano l'ora di chiuderla.
La svolta con l'ingresso di Icardi, punta vera, l'argentino s'è mosso con orgoglio, ha alzato tutta la squadra, ha colpito una traversa, si è visto anche nei ripiegamenti. Prima c'era Palacio solo come un lama in mezzo all'Inter della scorsa stagione con la sola novità Campagnaro al posto di Samuel e un anno in più sui documenti. Non era da fessi chiedersi per quale motivo fosse stata tirata in piedi una campagna acquisti se poi Andreolli, Belfodil, Icardi, Wallace, Taider e Rolando erano in panchina con il giovane Olsen.
Palacio prima punta era un'emergenza della scorsa stagione, già scritto, non una soluzione per questa. L'Inter in un'ora di gioco non ha mai calciato in porta e onestamente metteva tanta malinconia. Se il Genoa è qui per salvarsi, questa Inter sarà una sua diretta concorrente, pensava la gente mentre un sinistro di Kuzmanovic trotterellava a fondo campo attorno alla mezz'ora. Nessuno in grado di saltare l'uomo, squadra lenta e ferma, zero aiuti dalle fasce, Nagatomo in allarme con le avanzate di Santana e spento da Vrsaljko nelle incursioni. Dall'altra parte Jonathan si era visto solo per un diagonale al 26' sul quale Perin non era riuscito a intervenire, e per sua fortuna perché l'area era gremita e qualche cosa sulla respinta poteva succedere. A tre dalla fine del primo tempo anche il fido Campagnaro fa cadere le braccia, manca un appoggio facile e Mazzarri lo spedisce al suo paese.
Fine del tempo, il Genoa si spegne definitivamente, Guarin cresce, Alvarez guida l'arrembaggio a testa bassa e Icardi fa il suo ingresso.
Inizia un'altra partita, del resto peggio era difficile riuscire a farlo, Guarin parte in percussione, si fa palla al piede quaranta metri, poi scarica in porta, scendono giù tutti, si gioca in una metà campo e il solo Gilardino, sempre per terra al minimo contatto, stoppa di petto in area per Bertolacci che si fa anticipare da Handanovic nell'unica azione in area interista di tutta la partita. Icardi di testa all'8' è il primo tiro in porta, ma il Genoa ha il fiato corto, si tratta di indovinare quando crolla perchè l'Inter è confusa nel suo incedere, il gol potrebbe uscire casualmente. Infatti segna uno dei meno brillanti.
Il cross è di Jonathan, palla sul secondo palo dove Nagatomo precede tutti, anche Palacio, a quel punto è tiro al bersaglio, poi il raddoppio e tre punti senza grinze.
Due uscite sei gol, presi zero.
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