Marquez, il baby campione fenomeno anche nei record

A meno di 22 anni ha conquistato quattro mondiali. Rossi: "È già in vantaggio su di me, può superarmi"

Marquez, il baby campione fenomeno anche nei record

Fenomeno per davvero. Marc Marquez entra nella ristretta cerchia di fuoriclasse destinati a scrivere la storia dello sport. Il secondo titolo mondiale in MotoGp è la conferma di un ragazzo prodigio che sembra avere i conti aperti con la storia del motomondiale. Dopo che l'anno scorso era diventato il più giovane a vincere un titolo nella classe regina facendo meglio di Freddie Spencer, in questa stagione ha eguagliato i dieci successi iniziali di Giacomo Agostini, ma anche festeggiato la doppietta più precoce a 21 anni e 237 giorni battendo un'altra icona del motomondo come Mike Hailwood. E nel 2014 a Valentino Rossi ha strappato il record di pole iniziali e le vittorie di fila in MotoGp. Tre icone “sistemate” in un colpo solo.

Apre un'era e la Honda non vuole ripetere l'errore fatto in passato proprio con il Dottore, che a un certo punto decise di cambiare aria. Proprio le parole di Rossi danno l'idea di un dominio che può durare a lungo: «Alla sua età avevo un titolo in meno, ha la possibilità di battermi». Quattro mondiali a meno di 22 anni, i nove del dottore di questo passo sono a portata di mano. Marquez è stato il primo a vincere il mondiale sulla pista di casa a Motegi e la Honda gli ha già fatto sapere: «Se vuole può restare altri dieci anni». Per ora gli ha strappato solamente il rinnovo fino al 2016, quando l'ennesima rivoluzione nei regolamenti rimetterà tutto in discussione. Intanto se lo coccola come ammette lui stesso: «Mi ha permesso di portare con me tutta la mia squadra».

Baby prodigio su due ruote come il suo maestro Rossi e paragonabile restando sempre nel motorsport a quel Vettel più giovane vincitore nella storia della Formula 1 a 23 anni e poi autore di un poker straordinario. E pensando alla velocità il pensiero corre ad Usain Bolt capace di vincere tre ori olimpici, un giorno prima di compiere i 22 anni. Dai motori all'atletica fino allo sci, sempre di piste si parla e a Calgary esplose Alberto Tomba, doppietta olimpica a 21 anni. Ma se ci si tuffa in piscina l'esempio non può che essere il diciannovenne Michael Phelps, plurimedagliato olimpico ad Atene 2004 a 19 anni. Tutti campioni che poi si sono confermati, come Boris Becker che però non è il più giovane vincitore di uno slam nel tennis: lui trionfò a Wimbledon a 17 anni e 227 giorni. Ma il primato spetta a Michael Chang re al Roland Garros con 117 giorni di vita in meno rispetto al tedesco.

Ma l'americano della racchetta fu una meteora come tanti altri eroi per un giorno nello sport mondiale. Marc Marquez non corre quel pericolo. Nel paddock sono tutti pronti a scommettere su un lungo regno di questo baby prodigio. Che ha festeggiato il titolo fino alle sei di mattina cantando al karaoke. La voce “provata” conferma la nottata canora e la voglia di non smettere mai di vincere. «Mi sto godendo il momento perché non sai mai cosa ti può succedere domani». Una presa di coscienza dell'impresa, del quarto titolo mondiale in cinque anni. Ma l'appetito vien mangiando, lo ha ricordato sul podio di Motegi: «Non sono ancora sazio, voglio vincere ancora e ancora».

Gli altri raccolgono la sfida a partire da Lorenzo e da quel Rossi ritrovato che insegue il decimo mondiale una carriera iniziata da baby prodigio e portata avanti da fenomeno. Solo i campioni ci riescono. Marquez appartiene alla categoria.

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