All'ora della prima colazione Max Allegri si è svegliato in bilico sulla panchina del Milan. Appena è cominciato il pranzo del lunedì, ad Arcore, riservato da Silvio Berlusconi per tradizione ai suoi figli, il tecnico del Milan si è ritrovato a un passo dall'esonero. Pronto a succedergli sulla panchina Filippo Inzaghi. A metà del pomeriggio l'inizio del prudente dietrofront di siti e agenzie, scattati all'inseguimento dei titoli di molti quotidiani usciti, dopo lo sconfortante 0-0 di Verona col Chievo, con scenari catastrofici. A dispetto delle frasi rilasciate da Galliani, unico esponente del club ad aver parlato col presidente Silvio Berlusconi a fine partita. Sul far della sera, infine, la resa totale delle legioni anti-Allegri: sarà ancora lui sulla panchina del Milan. Questa volta, però, è bene dichiararlo in anticipo per evitare il giochino del "l'ho detto prima io", non si tratta di una conferma a scatola chiusa: le condizioni di classifica in campionato e la decisiva notte di Glasgow per la qualificazione Champions saranno due passaggi determinati. Scollinando queste due montagne, Allegri può rimanere in sella fino al termine del contratto e del mandato. Altrimenti l'esonero sarà inevitabile. Come accadde con Zaccheroni, licenziato in diretta tv appena venne eliminato dalla coppa dei Campioni. La data è perciò fissata: martedì 26 novembre, san Giacomo Alberione.
Da domani, mercoledì, alla ripresa degli allenamenti, Allegri, tornato ieri mattina a Livorno («mi è stato detto di partire sereno» la frase riferita a qualche fidato amico), può rimettere piede a Milanello. Ma ha davanti a sé, oltre ai due risultati da incassare (il suo Milan non vince dalla sera contro l'Udinese, 19 ottobre, quasi un mese), un altro recupero da effettuare: il rapporto con Mario Balotelli. L'esclusione nel primo tempo di Barcellona da un lato e la serie delle dichiarazioni rese («Mario non è mai stato titolare tra Inter e City») non hanno certo contribuito a incentivare l'intesa tra il tecnico e il suo giocatore più mediatico e più importante. Balotelli è una risorsa del Milan e un tecnico esperto ha il dovere di valorizzarla al meglio, evitando rotture traumatiche. Nel vertice tradizionale di Arcore, si è discusso molto di altro e pochissimo di Milan. A Silvio Berlusconi non è piaciuto il risultato, il primo tempo e lo scadente rendimento dell'attacco ma ha valutato alcune contro-indicazioni relative a un eventuale cambio immediato di panchina. Già nel '96, quando Arrigo Sacchi prese il posto di Tabarez, la sconfitta domestica con il Rosenborg provocò la prematura esclusione dalla Champions, con relativa perdita di budget. Affrontare l'appuntamento di Glasgow con un esordiente in panchina, Inzaghi insomma, è stato valutato come un azzardo.
Sulla linea della conferma a tempo, sono d'accordo tutti: Silvio Berlusconi e Adriano Galliani che pure è stato il fiero difensore del tecnico livornese. Barbara Berlusconi è rimasta, come è giusto che sia in circostanze simili, ad ascoltare le riflessioni del papà presidente. E nelle ore in cui infuriava la tempesta mediatica, lei era al lavoro nella nuova sede del club al Portello. Per tutto il giorno Galliani ha lasciato parlare i media, per evitare di intervenire sulla materia, a bocce in movimento, ha cancellato la sua presenza al dibattito previsto in Bocconi sul tema "I leader tra sport e impresa". A difendere Allegri, a fine giornata, anche il premier Enrico Letta, di nota fede milanista.
È spuntato un brano dell'intervista rilasciata al giornalista Patrick Agnew dell'Irish Times il quale gli chiedeva chi, tra lui e Allegri, fosse più in sella. Ecco la risposta: «Allegri dipende totalmente da Berlusconi. Io spero che l'allenatore resti perché mi piace Allegri, però mi sento più forte». Vediamo chi dura di più!- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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