U n libro sta provocando la guerra di Roma. Meglio, della Roma. Francesco Totti ha raccolto, con la cura di Paolo Condò, le memorie della propria carriera ma soprattutto il rapporto aspro con Luciano Spalletti e con Franco Baldini. Oggi al Colosseo, nel giorno del compleanno dell'ex capitano, la presentazione dell'opera che non spacca la tifoseria, anzi la unisce sotto la statua di Totti e contro la figura dell'allenatore e del dirigente, una coppia di toscani, di lingua e di testa, con un passato di football minore, da calciatori e, una volta promossi a tecnici e dirigenti, di riconoscimenti internazionali.
Totti ha aperto la porta dello spogliatoio, raramente accaduto prima e con personaggi di questa caratura. Le sue memorie smascherano l'ipocrisia o la falsità che copre i rapporti del gruppo, della squadra. Luciano Spalletti è l'obiettivo chiaro, il carattere del certaldese non ha bisogno di ulteriori illustrazioni, il confronto con il calciatore simbolo della Roma e di Roma, non è mai stato trasparente, sereno, chiaro, definito, Spalletti è stato il boia di una esecuzione decisa da Baldini che, nell'agosto del Duemilaundici, in un'intervista a la Repubblica aveva definito Totti «pigro» negli allenamenti.
Baldini ha continuato a muoversi alle spalle del club, risiedendo a Londra, come referente del presidente Pallotta, Spalletti, dopo Claudio Ranieri, ha dovuto gestire il tramonto del capitano ma lo ha fatto, secondo lo scritto di Totti, nel modo peggiore, attaccandolo e sminuendolo davanti ai compagni e le liti non si sarebbero fermate a semplici scambi verbali, come in occasione di una trasferta a Bergamo quando arrivarono al limite della rissa.
La dirigenza romanista esce sconfitta da questa cronaca diventata storia. Se aveva condiviso la posizione di Baldini, realizzata da Spalletti, non si capisce perché abbia voluto poi premiare Totti con un incarico dirigenziale di cui, in verità, non si comprendono ancora i confini e i compiti. Se, invece, ritiene Totti una figura troppo importante allora perché non ha interrotto prima i rapporti con Baldini e con Spalletti?
Di certo Francesco Totti non si presenta come eroe, vittima o martire di questa vicenda, dovrebbe,piuttosto, risolvere il dilemma e il ruolo: o esce da questa Roma che non gli apparteneva più e ancora non gli appartiene (Pallotta, infatti, non accetta le dimissioni di Baldini) o chiede e ottiene di assumere una mansione più definitiva e ufficiale di
quella di poster, di semplice ambasciatore di se stesso. Nell'attesa, il libro è già venduto prima ancora di uscire. Un altro cucchiaio del capitano, un colpo basso per Spalletti, un piumino di cipria per Baldini. Si replica.
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