FirenzeNon ha avuto nemmeno bisogno di passare dalle primarie, Vincenzo Montella è già sindaco di Firenze. Cronaca di un innamoramento a prima vista. La gente viola alimenta l'anima pallonara ammirando una squadra che ha rimesso il gioco al centro del proprio programma e un allenatore concreto e arguto come sono i fiorentini. Lui napoletano di Castello di Cisterna, cresciuto a Empoli.
Il passato prossimo - la salvezza di maggio acciuffata con gli artigli - è già declinato al trapassato remoto. Dopo Prandelli, incontrastato re di Firenze e ormai fiorentino onorario si era spenta la luce. Due stagioni da fine impero. Mihajlovic, Delio Rossi, risultati sempre più scadenti, giocatori spenti come candele, movida da discount, pugni in panchina e cazzotti al vento, avevano creato un solco all'apparenza incolmabile.
Poi lo scatto estivo, l'interruttore che ha riacceso tutto: Andrea Della Valle di nuovo convinto timoniere della barca viola. «Voglio far innamorare nuovamente i fiorentini attraverso il gioco. Voglio un allenatore giovane, vincente e con tante idee innovative». Messaggio recepito dal tandem di mercato Daniele Pradè-Eduardo Macia, in quella famosa riunione, levatrice del Rinascimento viola.
Montella è piaciuto al primo incontro, con quel suo modo di fare deciso, sostenuto da toni educati e giusti. «Per ripartire bisogna azzerare, cambiamo tutto». Questa la richiesta fatta dal neo-tecnico a Pradè, lo stesso diesse che un paio di anni prima sostituendo Ranieri alla Roma, aveva puntato sull'allenatore dei Giovanissimi Nazionali: Vincenzo Montella. Detto e fatto: 18 giocatori in entrata, 14 in uscita per un saldo attivo di mercato di oltre 11 milioni più 5 di bonus. Una rivoluzione con pochi precedenti.
Nel calcio quando si stravolge un gruppo difficilmente si ottiene un risultato immediato. A Firenze è accaduto il contrario. Montella e la sua "famiglia", sono 10 in tutto i collaboratori, hanno imposto regole, organizzazione, lavoro, innovazione, dosi copiose di tattica e tanto, tanto pallone. Una formazione pensata e costruita per produrre qualità, per invertire una tendenza: basta coi mediani travestiti da mezzeali, mentalità offensiva senza dimenticare una cura maniacale della fase difensiva.
Già dal primo giorno di ritiro a Moena è stato tutto chiaro: gli uomini di Montella spalmati sul campo, ognuno col proprio compito. Sono comparsi i Gps con i quali il preparatore atletico Marra ha monitorato i giocatori, per disegnare una mappa costante dei movimenti in partita e in allenamento. Quindi la parte atletica, rivoluzionata pure quella: addio alle ripetute e spazio al 90 per cento dei carichi svolti con la palla incollata al piede. Nicola Caccia, altro collaboratore tecnico, in marcatura sui più giovani: destro, sinistro, stop, dribbling, finta, tiro lungo e nel breve. Una, dieci, cento, mille volte. Simone Montanaro, il tattico, preposto a preparare ogni situazione di gioco. Gianni Vio, il "mago" delle palle inattive a inculcare i propri concetti e non è casuale che siano già 5 i gol arrivati su calci da fermo, di cui 2 a Milano addirittura su rimessa laterale.
La grande scommessa non è stata il 3-5-2, ma immaginare tre play-maker di fronte alla difesa: Borja Valero, Pizarro e Aquilani. Per gli infortuni di quest'ultimo, il trio si è potuto esibire dal primo minuto solo domenica scorsa a San Siro (ma in altre occasioni aveva giocato Mati Fernandez, non esattamente un terzino...) e la sinfonia è stata di rara bellezza, Milan sbriciolato.
In Italia giocare in questo modo, rinunciando al mediano - tutte le altre grandi ne hanno almeno uno in mezzo al campo - è un segnale forte, quasi eversivo. Con questa organizzazione, edificata su un pesante possesso palla e sugli esterni che volano, si può rinunciare per una gara anche a Jovetic, Mister 35 milioni, il calciatore più forte della Fiorentina. La difesa è la migliore insieme a Juve e Napoli, l'attacco è il quarto della classifica. Ben 11 viola sono già andati in rete, equamente distribuiti tra i reparti. Nelle ultime 6 partite sono arrivati 16 punti, una marcia da Champions. Ljajic recuperato, Romulo rinato, Toni con la grinta di un ragazzino, Cuadrado velocità e talento, Gonzalo regista difensivo, Roncaglia il duro, sono tutti capolavori di Montella.
Vincenzo si gode tutto sotto voce. Dice: «Adesso per noi aumentano le responsabilità, però sono felice che la città sogni, che i tifosi si siano riappropriati della loro squadra». Ha capito che Firenze può essere l'abito giusto per qualche anno prima di spiccare il volo per mete più alte. Il corteggiamento del Milan non lo turba e Della Valle lo ha già blindato. L'aeroplanino vive in centro, a dieci metri da via Tornabuoni. Gira in bicicletta - «perché la città va vissuta così» - e una volta alla settimana torna a Empoli, al Bar Cristallo, dai vecchi amici.
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