Riccardo Signori
Quel Messi pareva un Dybala qualsiasi. Invece era Messi, nemmeno una controfigura di bella presenza e piede tremolante. Quel dischetto un porcospino dispettoso. Ahi che puntura! Ahi che dolor! Ahi che figura! Chissà quanti avranno pensato: se c'era Cristiano Ronaldo, sai come sarebbe finito il povero Halldorsson. Halldorsson, prima di mettersi in porta, ora gioca nel Randers, faceva il regista di video pubblicitari e quando appenderà i guantoni tornerà al vecchio mestiere. E magari si inventerà un video ricordo che andrà a ruba dalle sue parti. E potrà dire: ho parato un rigore alla Pulce maledetta. Maledetta per se stesso, stavolta. La maledizione del rigore che ti tira contro (leggi Coppa America e semifinale di Champions con il Chelsea), la maledizione del mondiale che ti fa penare. Lionel voleva lasciare il segno? Bene, ci è già riuscito. Quel pallone spedito a mezza altezza sulle mani del portiere era il segno della presunzione oppure del peso della responsabilità? Un torcersi interno di budella perché questo mondiale non può essere fallito? Di tutto un po'. Forse. Maradona stava in tribuna, ma con quanta meravigliosa padronanza portava quella maglia numero dieci. Messi, invece, sembra sempre avvolto in un pigiama, quella del Barcellona lo fascia meglio: non abbonda.
Messi svegliati! Dove sei finito? L'Argentina starà già lacrimando, il pari con l'Islanda fa comunque storia. Per i vichinghi che, alla prima mondiale, tengono a guinzaglio un re del globo pallonaro. Ci sono stati momenti nei quali pareva un Messi contro tutti. Si, certo, lo abbiamo pensato in tanti: anche contro il fantasma di Cristiano Ronaldo. Sbatteva contro quei pallidi tronchi d'albero, che parevano un bosco di querce secolari. Islanda compatta, fisicamente sovrastante, barboni e gambe che non gli toglievano l'equilibrio: soltanto il pallone ed è molto più grave. Cosa pensare? Ma dove vuol andare questa Argentina se non cambia ritmo e gestione del gioco? Messi si è trovato in mezzo a nugoli di uomini, tutti cercavano lo scarico sul suo piede e allora la partita pareva quel giocare da spiaggia dove il più dotato fa la parte del leone. Lionel stavolta ha fatto la parte della pulce: non quella con la P maiuscola, intendiamoci. Gioca palloni che finiscono male. Al solito tien sempre lo sguardo verso il basso, guarda i suoi piedi ma chissà cosa vede? Cerca di aggirare barriere con le punizioni, ma non gli riesce. Simbolica l'ultima: lontananza siderale ma degna del suo piede. Chi non avrà ripensato a quel CR7 all'ultimo tentativo contro la Spagna che ha originato un colpo fatato? Messi ci ha trascinato sulla stessa lunghezza d'onda, ispirato pensieri. Ma poi palla contro la barriera. Sconfitta, anzi disfatta per il suo Io. L'Argentina se l'è cavata con un pareggio che dice male sul ct, capace di schierare mezzi giocatori come Biglia e Banega: si è fidato dello spento Di Maria, dimenticando che Dybala e Higuain (in campo 10 minuti) comunque ci sanno fare. Eppoi che dire di quel portiere: Caballero pasticcione, senza pedigree e con sole tre presenze nel campionato della Premier. Il pari islandese è nato da uno stato confusionale, in area, che il piede di Finnbogason ha ben sfruttato.
Degno del mondiale, invece, il gol di Aguero che ha acchiappato il pallone in mezzo all'area, aggirato una delle querce e concluso con sinistro da bomber doc. È stato l'ultimo momento di un Messi sorridente. Poi il rigore, qualche tiro sfortunato, il portiere paratutto, i fantasmi. Messi davvero contro tutti e tutto. No, così non ce la può fare.
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