Il mezzo prima dell'uomo

Il regalo confezionato dalla Mercedes per Sergio Marchionne, da stamane presidente della Ferrari, non è male. La Casa di Stoccarda ha scelto la Russia e la vigilia dell'insediamento del manager italocanadese per conquistare il primo titolo costruttori. Dopo un'assenza dalle corse durata 55 anni. Dopo un lustro di investimenti e lavoro. Dopo aver comprato nel 2010 la BrawnGp campione del mondo 2009 convinta che bastasse tingerla d'argento per ripiazzarla in vetta ma scoprendo che non era così semplice. Dopo aver circuìto il povero Schumi spingendolo a tradire la Ferrari e tornare a correre con loro e però poi dimenticandolo frettolosamente. Fatto sta, da ieri, missione compiuta. E oggi sul suo tavolo a Maranello, a Torino, in Olanda, a Detroit, sul jet privato, ovunque Marchionne sia, da stamane questo c'è: la grande Casa automobilistica, il grande rivale del gruppo in pista e fuori, è campione del mondo. Non proprio il massimo, per il neo presidente, iniziare così.

Al dominio über alles la Rossa risponde con Alonso sesto a un minuto, Raikkonen nono e addormentato e un tweet: «Congratulazioni alla Mercedes per il meritato titolo costruttori...» e fin qui bene, «... Godetevi questa sensazione... noi torneremo!». E qui male. Ma tant'è, questa al momento è la potenza di fuoco maranelliana: le parole. Colpa dell'ultima doppietta di Hamilton e Rosberg, colpa di Lewis che davanti a zar Putin centra la vittoria numero 31 in carriera. Nono sigillo stagionale, nona doppietta dell'anno, quarto successo di fila dell'inglese, tredicesimo della coppia Lewis-Nico.

Per Marchionne e compagni ce n'è per appallottolare giornali e fogli e rassegne stampa e lanciarle fuori dalla finestra. Non lo farà. Va pianificata la resurrezione maranelliana, serve pazienza, serve tattica, molta. Meglio, dunque, non fare casino. Perché il team principal Mattiacci si sta muovendo su un terreno minato e serve tranquillità. Mattiacci ha infatti chiesto di modificare la regola sul congelamento delle power unit così da poter avere più tempo per mettere mano ai propulsori nel corso della stagione. Ferrari, Renault e Honda sono unite in questo. Però gli über alles hanno risposto di no. La Rossa e gli altri vorrebbero spalmare gli interventi sulla power unit nel corso dell'anno, Toto Wolff, boss Mercedes, che in un prima momento aveva detto di sì, ha poi venerdì detto di no, non se ne parla, «se li congeli solo a luglio hai più tempo per spendere». I costi, questa la scusa. E i due, il tedesco e l'italiano, sono presto arrivati quasi agli insulti. «Sono un uomo d'affari, la parola data conta» ha detto Mattiacci, «anche io lo sono e lui pensi ai suoi di affari» ha ribattuto Totone. Alla prossima puntata.

Mentre a Montezemolo ieri è toccato assistere da lontano all'ultimo Gp della sua presidenza e al trionfo germanico, questo è invece ciò, tweet a parte, da cui Marchionne e il Cavallino azzoppato dovranno ripartire: una regola da cambiare. Altrimenti saranno anni di agonia. Perché se sulla carta il no tedesco è sacrosanto visto che le regole erano chiare e uguali per tutti fin dall'inizio, è vero anche che per anni la Mercedes ha silenziosamente fatto pressione su Ecclestone e il Circus, minacciando velatamente di essere pronta ad andarsene se non si fosse andati verso motorizzazioni ibride. Quelle su cui stava già lavorando.

Quanto al resto, in un Gp che ha detto poco, sono di nuovo emerse le doti di guida di Bottas sulla Williams motorizzata Mercedes. Anche perché facendo di conto, ai primi 5 posti ieri c'erano tutti motori di Stoccarda.

Prima, durante e dopo la corsa si è assistito al prevedibile omaggio al povero Jules Bianchi sempre in condizioni disperate. La Marussia ha acceso nel box la sua monoposto e i piloti si sono riuniti a cerchio prima del via. Cose belle perché fanno il giro del mondo e inteneriscono, ma cose a cui la F1 ci ha abituato in tutti i suoi momenti tristi.

Sarebbe molto più utile vedere un giorno questi piloti fare qualcosa di concreto per se stessi. Magari non salire in auto se il direttore di gara e la Fia dicono che vanno troppo veloci e il dramma di Bianchi contro una gru è colpa di Bianchi.

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