Bergamo Attenzione al Milan. Non è ancora la squadra che tremare il mondo fa, ma la sua marcia comincia a essere promettente. Dieci punti raccolti nelle prime 4 sfide del 2013 (contro Siena, Sampdoria, Bologna e Atalanta, non ci sono il Real Madrid o la Juve nell'elenco) sono una striscia addirittura strepitosa per una squadra dal passato burrascoso. Da ieri sera il giovane Milan è salito al quinto posto, scalando un altro paio di posizioni: staccata la Roma, sorpassata la Fiorentina caduta a Catania. Un risultato prodigioso se si pensa al disastroso debutto in campionato e ai troppi rovesci subiti, tutti scanditi da una ricerca isterica della quadra tecnico-tattica. Ancora lontano, sei lunghezze, il terzo posto occupato dalla Lazio: a questo punto diventano decisivi gli scontri diretti, persi tutti e malamente, nel girone d'andata.
Adesso che c'è anche un pizzico di continuità (per la prima volta confermato lo stesso schieramento in due partite di fila) e sui gol di El Shaarawy si può tornare a contare, la contabilità rossonera diventa promettente. Intendiamoci: i difetti strutturali e i limiti tecnici complessivi (qualità di alcuni esponenti: Mexes, Boateng e Pazzini le stroncature del giorno) si vedono ancora ma al cospetto di una piccola e inconcludente Atalanta possono essere nascosti grazie all'abilità balistica del suo giovanissimo bomber e alla feroce applicazione degli altri esponenti che spendono quasi tutto su un prato da denuncia (mai così brutto nonostante il lavoro di numerosi giardinieri) e in un clima isterico, sopra le righe. Troppe le scintille, periodiche le zuffe, eccessive le proteste, ripetuti alcuni interventi brutali, solito orribile «buu» indirizzato a Niang colpevole di aver subito qualche fallo di troppo. Il conteggio finale di 2 espulsi e 10 ammoniti ne è una rappresentazione plastica. È proprio in questa fase che l'Atalanta commette l'errore decisivo (le proteste inutili di Brivio appunto che determinano la sua espulsione e di Colantuono poi) restando in dieci nell'ultima mezz'ora: senza più l'artiglio di Denis, disarmato da Zapata, deve alla fine ricorrere al contributo di Budan e di qualche cross nel mucchio per tentare l'improbabile recupero.
Per capire cosa manchi al Milan di questi giorni, bisogna cominciare proprio dalla seconda frazione di Bergamo. E dalla incapacità di mettere in banca il risultato e il successo nonostante la superiorità numerica usufruita per oltre mezz'ora e anche il divario tecnico che non è certo un dettaglio. Perciò il rendiconto di Adriano Galliani, ai microfoni di milan-channel, diventa una traccia fondamentale per decifrare il futuro sbocco di calcio-mercato. «Il fixing di oggi non è più 99,9 ma 99,5» la frase sibillina del vice-Berlusconi che tiene conto delle prime informazioni provenienti da Manchester e dell'esito del sondaggio affidato a Raiola, procuratore di Mario e diplomatico nella trattativa. I giorni a disposizione sono diventati pochissimi: a questo punto tra oggi e domani o si chiude oppure salta tutto, come nelle migliori tradizioni. Con tutto il rispetto di Pazzini, che è un professionista serio, la presenza di Balotelli in rossonero di sicuro può accrescere lo spessore del suo attacco e offrire al suo gioco sbocchi che attualmente sono tutti legati, a doppio intreccio, all'abilità e al talento di El Shaarawy. Boateng è ancora lontano da un decente stato di forma, Robinho sta scaldando lentamente i suoi motori e Niang è ancora un ragazzotto che può mettere in crisi Brivio, collaudare l'intesa con il faraone e sopportare anche le entrate assassine (quella subita ieri da Carmona) senza alcuna reazione prima di diventare un altro asso nella manica.
Perché il Milan torni quello di uno scudetto fa, c'è bisogno di molto altro ancora. Ma si sa: i palazzi si costruiscono un piano alla volta. E per ora il nuovo Milan è ancora alle fondamenta. Il suo pilastro resta El Shaarawy.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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