Milan crisi senza fine e Balotelli lo tradisce

Supermario sbaglia un rigore, quanti errori nel finale Il Genoa in dieci per un'ora. Il pubblico contesta tutti

Milan crisi senza fine e Balotelli lo tradisce

Poche storie: il Milan non sa più vincere (succede da cinque episodi). E la rivolta del popolo rossonero questa volta è legittimata dal mancato successo su un Genoa ridotto in dieci per quasi un'ora di gioco. Senza riuscire a monetizzare un paio di circostanze favorevoli. Cori, striscioni e fischi mettono in croce tutti, società, tecnico e squadra. Si salva, perché è giusto così, solo l'immenso Kakà che da solo tenta di coprire tutti i buchi, tutte le falle, tutte le imprecisioni in zona gol dove mancano in tanti la zampata giusta, prima Matri, poi Balotelli, quindi Emanuelson e infine Birsa. Anche Balotelli finisce in croce per il rigore sbavato. In qualche modo, sull'1 a 1 e col Genoa ridotto in 10, è quella la svolta mancata. Perin invece glielo para e a quel punto moltiplica le energie dei suoi capaci di resistere nella ripresa al martellante e impreciso assedio milanista. Alla fine Allegri sorride dinanzi errori di Robinho e Zapata a porta spalancata. Così il Milan inaugura con un altro passo falso la settimana chiave. Martedì c'è da conquistare la qualificazione in Champions a Glasgow. La rincorsa non è delle migliori. Anzi non promette niente di buono.

Nemmeno quando la strada volge alla discesa il Milan riesce a ritagliarsi una serata allegra e spensierata. Eppure l'incipit col Genoa è dei più promettenti oltre che spettacolare. Un lancio calibrato, alla Pirlo viene da dire, trova Kakà smarcato in area pronto alla stoccata e alla firma del vantaggio. Tutto risolto? Neanche per idea e non solo perché è troppo presto ma anche perché l'ingenuità di Emanuelson in area (spinta sul greco Fetfatzidis) è talmente sfacciata oltre che inutile da richiedere l'intervento dell'addizionale per svegliare Gervasoni e consentire a Gilardino, su rigore, botta di destro dritto per dritto, di rimettere tutto in discussione. Se succede a quelli del Genoa di commettere un errore fatale (Manfredini trattiene davanti alla porta Balotelli, rigore con cartellino rosso per il difensore), beh non è automatico il 2 a 1 perché Balotelli s'impappina per la seconda volta consecutiva dal dischetto che fu la specialità della ditta. Freddo, e perciò bravissimo, anche Perin nell'aspettarlo fino all'ultimo secondo per tuffarsi.

È vero: Matri un paio di volte, continua a dare fiato alle critiche e censure sul suo arrivo, sbaglia un paio di gol fatti. E adesso non è più una maledizione ma una questione di sfiducia e di carattere da agnellino: dinanzi alle pressioni e alla responsabilità, si smarrisce come un debuttante. Persino la superiorità numerica dei rossoneri risulta mitigata a fine primo tempo dall'infortunio toccato a Muntari, a un centrocampista, il reparto più afflitto da acciacchi (Nocerino) e squalifica (Montolivo), rimpiazzato a sorpresa da Birsa oltre che dall'incidente all'occhio sinistro toccato a Mexes, ricoverato in ospedale per lesione corneale, durante il riscaldamento (perciò si scalda e subentra Bonera).
Quando il Genoa, nella ripresa, si rinchiude dentro l'area, dopo un paio di correzioni firmate da Gasperini (Marchese e Bertolacci) sale definitivamente alla ribalta Perin, il giovanissimo portiere del Grifo, già protagonista della parata su Balotelli. Qui risulta capace in un paio di occasione di fare il gatto per deviare due deviazioni di testa di Matri e Kakà. Nemmeno l'arrivo di Robinho risolve il deficit: tirano in tanti, Birsa e Kakà, tirano quasi tutti, Matri e Balotelli, senza trovare il bersaglio e anzi le velleità di Mario vengono messe in croce dai fischi del pubblico che risparmia solo il capitano, fino ad arrivare a esporre il minaccioso striscione: «Ci vediamo all'uscita dei box... Indegni» accompagnato dalle urla «Vergogna! Vergogna!».

Encomio solenne invece per il Genoa e per il suo tecnico.

Resiste in 10, con acume tattico oltre che con sacrificio. Così la sua striscia positiva si allunga e passa a quattro risultati consecutivi. Dopo Perin, si fa ammirare Gilardino, da solo lotta come un leone contro mezza difesa.

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