Roma - La seconda notte di fila all'Olimpico si rivela ancora più bella della prima. Contro la Lazio, nel gelo più milanese che romano, Rino Gattuso si prende ai rigori la prima finale della nuova carriera in panchina "oscurando" per una volta l'altro enfant prodige dei tecnici italiani, quel Simone Inzaghi che si era comunque preso la Supercoppa ad agosto. Il 9 maggio a Roma andrà così in scena la seconda finale in tre anni tra Juventus e Milan. Così, dopo aver raggiunto il primo traguardo, ovvero quello di avere fatto del suo gruppo una squadra a livello di movimenti e solidità difensiva (i rossoneri non subiscono gol da sei partite), Ringhio ottiene anche la soddisfazione di giocarsi un trofeo, accrescendo le sue quotazioni per una conferma. In più aver eliminato la Lazio dalla coppa che è da anni il "giardino di casa" è la migliore benzina da mettere nel motore - e nella testa - in vista del derby di domenica.
Lazio e Milan sono due squadre in salute e infatti, anche senza gol, non mancano emozioni e intensità. Anche se la gara è molto tattica e vive qualche momento di stanca. Nel primo tempo regolamentare è la squadra di Inzaghi a creare le azioni più pericolose, mentre i rossoneri si difendono con ordine e quando attaccano, specie nella ripresa, danno sempre la sensazione di poter far male. Donnarumma chiude la porta a più riprese, Cutrone, Calabria (per merito di Strakosha) e Calhanoglu non sfruttano le gigantesche occasioni create. Lo 0-0 dell'andata serve a poco considerando che entrambe devono segnare almeno un gol, così il canovaccio della gara è facile da decifrare: i laziali con un costante possesso palla assediano, non sempre in maniera lucida, la porta milanista, gli avversari sono pronti a micidiali ripartenze con le giocate di Suso. Fisicamente i rossoneri sembrano avere qualche energia in più che consente loro di reggere bene l'impatto di una Lazio che spesso attacca di pancia e non per un reale piano tattico. La staffetta tra Luis Alberto e Felipe Anderson (non digerita dallo spagnolo, che nel primo tempo aveva regalato una splendida giocata di tacco per Immobile) dovrebbe garantire maggiore freschezza alla manovra laziale, ma anche il brasiliano sbatte spesso sul muro rossonero. E nemmeno l'ingresso di Kalinic, risparmiato all'inizio per il problema della pubalgia che lo tormenta da qualche tempo, cambia le cose. Logico che la contesa vada ai tempi supplementari: Strakosha sventa la punizione di Calhanoglu, Kalinic sprecherà malamente sui titoli di coda l'occasione per chiudere la pratica. Nonostante quest'errore, la lotteria dei rigori premierà poi il Milan, che con la finale si metterà in tasca un tesoretto che va dai 5 agli 8 milioni a seconda del risultato. Ma serviranno i rigori a oltranza (ben 14), con la firma decisiva, ironia della sorte, del tifoso laziale Romagnoli.
Prima del match, un incontro informale tra l'ad milanista Fassone, il commissario della Figc Fabbricini e il suo vice Costacurta.
Mezz'ora di colloquio per fare un rapido punto di condivisione sull'andamento della gestione del club alla luce della buona semestrale, parlare dei rispettivi scenari di federazione e Lega di A e dei metodi di lavoro di Gattuso. Che stanno dando ottimi frutti.
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