Forse non gli hanno fatto proprio un torto. Forse gli hanno fatto un piacere notificandogli quella squalifica di tre turni al culmine di una perfomance deludente (col Napoli). Zlatan Ibrahimovic ha avuto il tempo di riposare, di ricaricare le batterie, di allenarsi con piglio guerriero, di scatenarsi nel frattempo in Champions contro l’Arsenal e poi di presentarsi pimpante, a Palermo, all’appuntamento col campionato dopo una esibizione esemplare con la sua Svezia. Nel frattempo il Milan, senza di lui, ha realizzato forse l’impresa tecnica più significativa. Nelle tre sfide, una più complicata dell’altra, affrontate senza il suo carismatico leader, Udine e Cesena e poi contro la Juve, ha raccolto la bellezza di 7 punti e dimostrato alla concorrenza di poter fare a meno anche del suo profeta, di avere insomma altre risorse. Fisiche, temperamentali oltre che tecniche. Ibrahimovic è stato incontenibile, ieri sera a Palermo. Una specie di ciclone calcistico si è abbattuto sulla sbrindellata difesa del Palermo, allestita con pedine di fortuna a causa di una serie di assenze significative (Silvestre, Balzaretti le più importanti) e ha scavato l’abisso: tre gol in una sola frazione, altrettanti sfiorati nella ripresa quando Viviano ha cominciato a parare per evitare una derrota infernale. Già all’intervallo, il Milan ha avuto in pugno tutto: la partita e anche il gioco, oltre che il vantaggio comodo di tre gol e niente avrebbe potuto farlo metterlo in discussione.
Ibrahimovic è stato l’artefice, il magico eversore. Ha colto ogni debolezza altrui, ogni spazio concesso e ha castigato senza complessi il Palermo esponendolo a una figuraccia. A un certo punto, palla a lui tra i piedi, il Palermo ha preso a rinculare pericolosamente lasciandogli anche la possibilità, specie sul terzo gol, di prendere la mira e depositare il pallino in buca. Ma non è stato solo il ciclone Ibra a sbaragliare il campo, anche il Milan ha fatto la sua parte. E su questo punto bisogna spendere qualche riflessione. Primo: ha una condizione fisica prepotente, conseguenza di una preparazione natalizia molto intelligente. Ha superato la curva di febbraio per tornare a fiorire quando c’è bisogno delle migliori energie, tra Champions e campionato. Secondo: la squadra è uscita dalla sfida con la Juve con un atteggiamento costruttivo, sospinto da una voglia matta di prendersi la rivincita sul campo, dopo aver subito un torto clamoroso, storico. Terzo: sono fuori grandi protagonisti per infortunio, Nesta, Boateng, Cassano i nomi, ma nel frattempo Robinho è salito ed Emanuelson può diventare una rivelazione della stagione per il contributo reso al gioco oltre che alla fattura del gol mentre Muntari è diventato un pilastro del centrocampo. Anche quando non è destinato al tabellino del marcatore.
Il Palermo è stato ridotto in macerie dal ciclone Ibrahimovic: ha avuto a disposizione una sola occasione per rimettere in traiettoria la sfida e il risultato, sullo 0 a 1. Un paio di tiri, respinti fortunosamente dai milanisti, hanno impedito a Mantovani di fare centro e sul contropiede ripartito come un fulmine (in 4 contro 2 addirittura si sono ritrovati i mila nisti) si sono ritrovati con lo 0 a 2 sulla schiena. A quel punto si è arreso. «Non abbiamo attenuanti» è il riconoscimento dell’allenatore Mutti che è un gentiluomo. Mentre Allegri, più rilassato, ha nuovamente fatto ricorso all’ironia. «Questa volta sono io a dare il permesso a Marotta di parlare» la sua chiosa sulla polemica che non può considerarsi chiusa. Anzi. Da domani si ricomincia.
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