Franco Ordine
Milano A un anno giusto dal trionfo di Doha, ultimo successo dell'era Berlusconi e canto del cigno del vecchio Milan, il nuovo Milan cinese, quello di Fassone e Mirabelli, accolto tra squilli di tromba ed entusiasmo contagioso dei suoi tifosi, affoga miseramente tra le sabbie mobili di una classifica deludente, sconfitto a domicilio anche dall'Atalanta. Ottava sconfitta su 18 partite: una media da rischiare la zona retrocessione. È poi la seconda consecutiva dell'amministrazione Gattuso che già dopo Verona - secondo voci smentite - fu tentato di ritirarsi in convento incapace di trovare una via d'uscita da questo tunnel buio. Nell'occasione i danni sembrano persino più gravi dello stesso risultato perché sono accompagnati da fischi e contestazione aperta nei confronti di Donnarumma, oltre che dalla contestazione feroce riservata al solito Kalinic. Anche ieri sera, come già in altre precedenti puntate, il Milan non è stato in grado di risalire la china del risultato e nemmeno di apparecchiare una reazione efficace dinanzi al primo squillo di Cristante. È una squadra morta nella testa più che nei muscoli, senza uno spartito che aiuti e indichi la strada del riscatto. Anche Gattuso, poverino, sembra un fuscello sbattuto via dal vento («Il problema non sono io», ammetterà negli spogliatoi). E adesso c'è da affrontare, dopo Natale, il derby impoverito dalla contemporanea sconfitta dell'Inter.
Se s'impappina anche Donnarumma, minato forse dai fischi che gli arrivano fin dal riscaldamento sul prato, allora per il Milan la sfida diventa un'altra montagna da scalare. E infatti l'Atalanta che pure governa con facilità il giro-palla, grazie a un collaudato copione firmato Gasperini, alla prima punizione dal limite si ritrova davanti ai rossoneri quasi senza volerlo e con estrema facilità. Già perché il colpo di testa di Caldara (che sopravanza i difensori di Gattuso in modo imbarazzante) viene respinto in modo maldestro da Donnarumma, tipo volley, e allora da terra Cristante può con l'artiglio trovare la porta sguarnita. Il Milan finisce sotto choc e non riesce a cavar dal resto della prima frazione nessuna reazione degna di nota. La curva amica, che non smette d'incitare il gruppo, s'incendia per due stop al volo di Rino Gattuso che intercetta palloni e avvia rapido le rimesse ma si tratta come si capisce di episodi che han poco a che vedere con il calcio e con il blasone milanista. L'unico segno di vita è precedente al sigillo bergamasco: il gol di Bonaventura viene, giustamente, annullato grazie al Var per doppia infrazione (mano di Cutrone e fuorigioco di Bonaventura autore del punto).
Meno deprimente sembra la sequenza della seconda frazione che scandisce attacchi più ordinati da parte dei gattusiani conclusi da una striscia di tiri di discutibile mira: Kessiè, Borini e Kalinic sfiorano il bersaglio senza peraltro provocare particolari affanni all'Atalanta che si difende con la sicurezza di una grande squadra e appena si aprono i varchi riesce a colpire in perfetto contropiede per il 2 a 0 che sigilla il malinconico Natale milanista. Ilicic, solo soletto davanti a Donnarumma, può fare comodamente centro sul chirurgico cross di Spinazzola che coglie ancora una volta mal posizionata tutta la difesa rossonera.
Gli arrivi di Andrè Silva, Calhanoglu e Biglia, dalla panchina, invece di migliorare la cifra tecnica ne accentuano le incertezze che consentono così all'Atalanta di completare la serata con un figurone. Il ritiro, interrotto ieri sera, non serve a niente: come volevasi dimostrare.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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