E venne il giorno della pausa di riflessione. Inevitabile dopo le ore consumate mercoledì sera a villa San Martino per ascoltare la proposta di mister Bee Taechaubol, esaminare la documentazione presentata, rileggere i tanti numeri e le voluminose cifre riferite alla trattativa per la cessione delle quote di maggioranza del Milan. Solo i dilettanti di mestiere e i trombettieri di professione potevano immaginare che un negoziato di queste dimensioni (500 milioni offerti per il 51% del club) si potesse esaurire nel giro di qualche ora. E infatti, a dispetto di annunci più o meno ripetuti («l'incontro è andato benissimo», «si può firmare subito» e frasi di questo tenore rimbalzate dalla notte di mercoledì) al primo incontro di mercoledì sera (a proposito: smentita la presenza di esponenti della banca cinese e dei fondi di Abu Dhabi) è seguita la pausa di riflessione. Silvio Berlusconi ha ricevuto i figli Marina, Pier Silvio e Barbara arrivati ad Arcore, poi ha scambiato valutazioni con Fedele Confalonieri, presidente di Mediaset e tifoso milanista della prima ora e ha consultato per pareri tecnici i tre manager di Fininvest Cannatelli ad, Danilo Pellegrino direttore generale e Franzosi responsabile investimenti. Una convention vera e propria. Così del presunto secondo incontro ravvicinato con il broker thailandese si è perso traccia, così come sono state, nel corso delle ore, via via cestinate talune voci, tipo una conferenza-stampa preparata da mister Bee e addirittura un comunicato di Fininvest per dare lo storico annuncio. Ai tempi, quando saltò la famosa trattativa con Murdoch per la cessione di Mediaset, il presidente Silvio Berlusconi non firmò alcuna nota ma chiamò personalmente Mentana e raccontò in diretta al Tg5 la scelta di non cedere allo straniero la perla delle sue aziende. Se mai dovesse firmare l'atto di cessione del Milan che è sempre stato per lui «un affare di cuore», di sicuro andrebbe in tv, magari a milan-channel per spiegarlo ai tantissimi tifosi rossoneri.
Nelle valutazioni, a freddo, intervenute sulla proposta thailandese hanno pesato le dimensioni della maggioranza richiesta, il 51% che vuol dire dividere a metà le perdite in caso, scontato per i prossimi anni, senza Champions, di perdite di bilancio e ricapitalizzazione. Dove sarebbe il guadagno? Secondo motivo: l'aggressiva comunicazione realizzata dallo staff del broker nei giorni passati, con lista di epurati e mega-elenco di nuovi tesserati (Dana, Maldini, Lippi, Cannavaro, Gattuso, Oddo, etc) da arruolare. Su questo aspetto lo stesso broker ha personalmente garantito Licia Ronzulli, il politico che ha tessuto la tela dei primi contatti tra Bangkok e Arcore, di non aver mai contattato né Maldini e né Lippi. Il nervosismo denunciato dai collaboratori di mister Bee nella serata di ieri è apparso evidente: davano per scontato un vertice che non c'è stato e che sarà rinviato ai prossimi giorni, oggi eventualmente. Ricordiamo, a tal proposito, che nessun documento impegnativo è mai stato firmato dal presidente del Milan e che nessuna penale è prevista nel caso in cui la risposta fosse di segno contrario. Il punto di fondo è un altro e di questo è bene tenere conto. Perché Silvio Berlusconi, proprio in queste ore, non è del tutto convinto di procedere a questo passaggio storico, e cioè alla cessione del suo affare di cuore, il Milan. Non ha mai venduto una sola delle sue aziende (a eccezione della Standa ma per motivi legati a violenze e pressioni politiche).
In queste stesse ore, c'è stato anche un contatto con l'altro attore della trattativa, il consorzio cinese, da sempre considerato l'opzione migliore, per motivi economici (valutazione più alta e interesse allo sfruttamento del brand più che alla governance del club) per capire la loro prossima mossa. Da qui la decisione di continuare a riflettere.
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