Moda batte automobile

di Roberta Pasero

Era bello, autorevole, ambizioso, con un'allure internazionale. Era il Mondial de l'automobile, il Salone mondiale dell'auto di Parigi, il più antico al mondo. Al re è rimasto il regno, al Paris Expo, Porte de Versailles. Però alla sua corte quest'anno ci sono grandi assenti come il gruppo Fca, Volkswagen, molti marchi giapponesi e sono ridotti gli unveiling ufficiali perché il 40 per cento dei top player ha fatto il gran rifiuto e gli ha detto elegantemente adieu.

Quest'anno il re Mondial ha dovuto rinunciare alla sua grandeur ed è stato spodestato da una première dame che da sempre gli contende lo scettro, la Moda. Eccentrica, volubile, trasformista è lei la regina incontrastata di Parigi. È lei ad avere ai suoi piedi della Fashion Week i nomi blasonati dell'haute couture, pronti a tutto per stupire e vincere la sfida parigina con l'auto, a sfilate chic & choc, come a passerelle acquatiche al Trocadero o al Grand Palais sulla spiaggia che non c'è.

E pensare che un tempo il Salone di Parigi era il più ambito palcoscenico delle quattro ruote. Era due secoli fa, l'estate del 1898, quando monsieur Albert de Dion, imprenditore e pioniere dell'automobilismo, inventò nei pavillon dei Jardin des Tuileries un'esposizione universale delle antenate di berline e coupé portando in passerella addirittura duecentotrentadue veicoli firmati da settantasette Case costruttrici. E per convincere i centoquarantamila visitatori della sicurezza e dei frisson che potevano dare le quattro ruote, organizzò persino i primi test drive: venti chilometri da guidare a gran velocità verso Versailles. Verso la storia, verso il futuro. Un trionfo consolidato di decennio in decennio, di secolo in secolo, tanto da incoronare Parigi capitale dell'automobilismo, e che portò il Salone a guadagnarsi nel 1988 il meritatissimo appellativo di Mondial de l'Automobile.

Oggi? Oggi la corona del re Mondial ha perso lo smalto. E a Parigi è la regina Moda a tenere con superiorità lo scettro, a far voltare la testa non soltanto delle fashion victims, ma anche di chi sulla moda ha costruito un impero. Eppure automobili e fashion hanno molto in comune: le grandi firme, l'haute couture, il prêt-à-porter, le griffe. Con la Ville Lumiere condividono charme, savoir vivre e tanta voglia di primeggiare. Perché, come diceva Jean Cocteau: «Tutti a Parigi vorrebbero essere attori e nessuno spettatore».

Dunque, la sfida continua.

Non resta che guardare al domani che, come si sa, per il Mondial de l'automobile sarà il 2020. Con la speranza che per ibride plug-in, elettriche, concept car, crossover e Suv urbani questo non sia un adieu, ma soltanto un à bientot.

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