Lui è rimasto là, a Innsbruck, sullo strappo dell'inferno con la ruota che gli è finita in quella dannata canalina per lo scorrimento dell'acqua, dove la strada puntava il cielo con pendenze del 27%. Gianni Moscon una volta tagliato al quinto posto il traguardo iridato domato dal 38enne fuoriclasse spagnolo Alejandro Valverde, ha cominciato a pensare al Lombardia.
«Se devo essere sincero di quel finale del mondiale ho ricordi davvero sbiaditi ci spiega il trentino di Levo -. La fatica e l'acido lattico mi avevano obnubilato la mente, e io non mi sono accorto assolutamente di nulla. È come se avessi concluso quel mondiale in trance. È stata davvero una fatica immane, ma è anche vero che adesso mi piacerebbe poter chiudere questa stagione logorante con una bella vittoria».
Un anno fa, sul lungolago di Como (domani il via da Bergamo e arrivo sempre nel capoluogo lariano dopo 241 km), alle spalle di Nibali e Alaphilippe, c'era proprio lui, una delle più belle realtà del ciclismo italiano, che sogna ad occhi aperti: «Il Lombardia è una delle corse più belle e dure del mondo, anche se quest'anno nel finale non ci sarà il San Fermo, ma lo strappo di monte Olimpino (1.500 metri al 5%, ndr): quindi, sulla carta, è un finale meno duro, meno esigente, ma alla fine di una stagione come questa bisogna vedere quante energie ci sono rimaste. Io ho ancora voglia di fare fatica, sento di avere ancora molte motivazioni per provare a chiudere con una grande prestazione».
La Sanremo, la classica di apertura per eccellenza, a Vincenzo Nibali; il Lombardia per andare in vacanza con il morale alle stelle. Una stagione che ci ha visto protagonisti con Elia Viviani, plurivittorioso stagionale con 18 affermazioni (nessuno come lui) e un magnifico terzo posto nel ranking mondiale alle spalle del campione del mondo Alejandro Valverde e del britannico Simon Yates e davanti a Peter Sagan. Di classiche solo una, grazie a Nibali. Che è poi quello che negli ultimi anni ha saputo vincere anche due volte il Lombardia (2015 e 2017). Senza di lui saremmo davvero a zero.
«Vincenzo non lo scopriamo certamente adesso e penso che domani sarà anche lui lì a battagliare per una corsa che ha saputo già conquistare due volte aggiunge Moscon -. È un talento, uno dei più grandi corridori degli ultimi anni, capace di lasciare il segno nei grandi giri e nelle corse di un giorno. Ma ci sarà da lottare, perché la concorrenza è nutrita: dal campione del mondo Valverde, a Pinot, Bardet e Woods, per arrivare ad Adam Yates e Rigoberto Uran.
Senza dimenticare poi un corridore tosto e tenace come Alessandro De Marchi».Dopo l'Emilia di De Marchi, la Tre Valli di Skujins, la Milano Torino di Pinot, ieri è stata la volta di Sonny Colbrelli, che si è imposto nel Gran Piemonte vincendo in volata su Senechal e Davide Ballerini.
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