Cristian Brocchi ha lanciato il sasso nello stagno. A poche ore dalla scadenza effettiva del suo contratto (30 giugno) ha fatto sapere di aver rimesso il mandato nelle mani del presidente Silvio Berlusconi. L'ha fatto per tre motivi, uno tattico, gli altri due pratici: 1) perché ha ricevuto nel frattempo una concreta offerta da parte di due società di B (Brescia e Bari) che non possono aspettare oltre; 2) perché ha voluto fare una mossa che confermi l'immagine di essere al servizio del club; 3) perché rivolgendosi direttamente al presidente Silvio Berlusconi spera di spingerlo a prendere una posizione netta sulla materia lasciando nell'angolo Galliani che ha lavorato invece alla soluzione (concordata con i cinesi) Giampaolo.
Sempre nel pomeriggio di ieri, dalla segreteria del presidente, è arrivata allo stesso Brocchi una telefonata per invitarlo ad attendere ancora 48 ore prima di rendere definitivo la separazione consensuale dal Milan, 48 ore utili per capire meglio il destino della trattativa. Si lavora sodo per arrivare il 7 luglio e non prima a un eventuale annuncio mentre il 1 luglio il Milan deve sapere da chi sarà allenato e quale professionista presenterà il 7 luglio al raduno ufficiale. L'arrivo di Sal Galatioto, advisor della cordata cinese, infatti è stato rinviato perché nel frattempo il nodo più importante è diventato il seguente: nell'attesa della firma del contratto e del passaggio delle azioni con relativo pagamento della cifra, chi deciderà sul mercato e chi ne pagherà il costo?
Sull'arrivo di Lapadula per esempio è risultato decisivo il via libera di Berlusconi (su segnalazione dello stesso Brocchi), sulla scelta del tecnico Gangikoff (braccio destro di Galatioto), in sintonia con Galliani, è
dell'avviso che bisognerebbe puntare su Giampaolo non essendoci il tempo per mettere in pista un allenatore straniero (deve imparare la lingua, deve allestire lo staff, deve conoscere i giocatori del Milan e il campionato).FOrd
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