Bagnères-de-Bigorre Comunicazioni in ordine sparso per chi non ha potuto seguire ieri la tappa. Per chi scorre la classifica, a prima vista, può sembrare che non sia successo assolutamente nulla: non è così.
Il tappone pirenaico di ieri è stata di una bellezza infinita. Fin dal primo metro sono cominciati gli attacchi, portati in particolare dagli uomini Garmin. Gli Sky di Froome, cadono nel tranello, inseguendo e rintuzzando tutto e tutti. A metà corsa il re si trova solo. Froome, solo contro tutti, senza nemmeno un compagno di squadra, senza nemmeno quel Richie Porte, secondo sabato e secondo nella generale, che paga gli sforzi e arriva ad oltre 18 minuti in compagnia di Ryder Hesjedal.
Dopo averlo vinto sabato ha rischiato seriamente di perderlo ieri: il Tour. Dopo aver vestito sabato i panni di superman, Chris Froome, il britannico nato a Nairobi, ha mostrato il suo volto carico di fatica. E questa è la notizia che più ci conforta. Il Tour non è perso ma nemmeno vinto. Froome è forte, fortissimo, ma soprattutto intelligente e non sarà facile metterlo nel sacco: forse il contrario si.
Il tappone finisce a Daniel Martin, nipote di Stephen Roche, dominatore della stagione '87 (Giro, Tour e Mondiale). Martin sul finale dell'ultima salita, La Hourquette D'Anzican, rimane solo col danese Fulsgang e poi lo batte agevolmente in volata. Martin, 26 anni, quest'anno ha già vinto Giro di Catalogna e Liegi Bastogne-Liegi e la tappa del Tour è certamente una consacrazione (nella generale è 8° a 2'28).
Alberto Contador, dopo la débâcle di sabato a Ax 3 Domanies, non ci è parso nemmeno ieri brillantissimo, anzi, ad un certo punto della corsa è anche andato in affanno e si è rifugiato nelle retrovie del gruppetto di Evans e Van Garderen che in sofferenza ci sono andati subito, ma poi si è ripreso finendo con Froome. Chi è finito invece fuori tempo massimo è Vasili Kiriyenka, del team Sky, che è transitato sul traguardo 37'57" dopo l'arrivo di Martin. Fine del Tour.
Ieri il menu di giornata era ricchissimo di salite: Col du Portet-d'Aspet (5,4 km al 6,9%), Col de Menté (7 km al 7,7%), Col de Peyresourde (13,2 km al 7%), Col de Val Louron-Azet (7,4 km all'8,3%), La Hourquette d'Ancizan (9,9 km al 7,5%). La tappa si infiamma subito, in pianura, poi esplode sul Portet d'Aspet (ieri è stato ricordato dall'organizzazione del Tour Fabio Casartelli, morto il 18 luglio del 1995), con un'andatura elevatissima e il Team Sky, penalizzato dalla caduta di Kennaugh, a tenere alto il ritmo.
Passano pochi chilometri e Chris Froome, il re del Tour si trova solo. Richie Porte, come detto, si stacca sul Col de Menté, a più di 100 km dall'arrivo. «Non vi nascondo che ho avuto paura - dirà alla fine la maglia gialla alla tivù francese -. La tappa è stata corsa ad un'andatura folle, e noi dopo una grande tappa abbiamo pagato probabilmente lo sforzo».
Froome, però, dimostra di avere gambe forti e cervello fino. Non si fa prendere dalla frenesia e ragiona e parla di continuo con l'ammiraglia: soprattutto si alimenta e tiene sotto controllo la situazione. Quando mancano 108 km dall'arrivo, è bravissimo a seguire l'attacco dei due Movistar: Valverde e Plaza. E si mette al sicuro.
Ora Chris Froome ha 1'25 in classifica sullo spagnolo Alejandro Valverde, 1'44 sull'olandes Bauke Mollema. Contador è sesto a 1'51. Oggi primo dei due giorni di riposo.