Nessuno attacca Froome, ma paga solamente Aru

Ad Andorra vince Dumoulin sotto una grandinata La maglia gialla controlla, Fabio perde un minuto

Nessuno attacca Froome, ma paga solamente Aru

Cime tempestose, solo quelle però, perché a parte il maltempo nel finale di tappa, con pioggia torrenziale e grandine nell'ultima mezzora di corsa, ieri al Tour è successo poco più di nulla. Qualche scattino, molta melina e poco coraggio. È il festival degli attacchi telefonati, delle accelerazioni in favore di telecamera per dire di averci provato, piuttosto di fare tutto il possibile per affondare il colpo con lucidità letale. Froome controlla da assoluto padrone, Quintana ancora una volta resta lì passivo alla sua ruota come un suddito impegnato solo a scortare il proprio re. E poco importa al colombiano meno spettacolare della storia, che si arrivi nel Principato di Andorra, la sesta nazione più piccola d'Europa, retto da due co-principi: il vescovo della diocesi spagnola e il presidente della Repubblica francese. Qui, in questo microstato, incastonato nei Pirenei orientali, tra la Francia e la Spagna, vince uno che il re ce l'ha per davvero: l'olandese Tom Dumoulin, la farfalla di Maastricht che per sei giorni è stato in maglia rosa quest'anno al Giro, prima di essere costretto al ritiro per problemi fisici.

Gli unici che provano a mettere realmente in difficoltà la maglia gialla negli ultimi 6 km sono il tasmaniano Richie Porte e l'irlandese Daniel Martin: due leoni rispetto al coniglio Quintana, che pedala esattamente come un anno fa e con un unico intento: ottenere un altro piazzamento. L'ennesimo secondo posto che lo proietterebbe tra i grandi piazzati di sempre, al pari di Raymond Poulidor.

Tappa lunga, dura e fiaccante con moltissima montagna che produce però il classico topolino. Sul traguardo di Andorra, come dicevano, vince la farfalla di Maastrincht Tom Dumoulin, che transita sul traguardo in perfetta solitudine. L'olandese, in fuga fin dal mattino con altri 19 temerari, rompe gli indugi quando mancano 13 km ad Arcalis e s'invola verso il traguardo lasciandosi alle spalle i superstiti della fuga iniziale: Anacona, Pinot, Herrada, Navarro, Frank, Bennet, Majka e Rui Costa. L'olandese precede di 38 il portoghese Rui Costa e il polacco Rafal Majka, poi Navarro a 1'39, Anacona a 1'57 e Pinot a 2'30, Bennett a 2'48 e il nostro bravissimo Diego Rosa a 2'52. Il piemontese, compagno di squadra di Aru e Nibali, ha provato a centrare il bersaglio grosso, ma la fatica nel finale si è fatta sentire oltremodo e si è dovuto accontentare dell'8ª piazza.

Fatica, tanta fatica ieri l'ha fatta anche il nostro Fabio Aru, che da Vielha Val d'Arana era partito ieri in 7ª posizione in classifica generale e alla sera si è ritrovato in 13ª posizione. Il sardo, scortato da un preziosissimo e molto più reattivo Vincenzo Nibali che non ha lasciato solo un attimo il giovane compagno di squadra, è giunto con un ritardo di 1 minuto tondo tondo e ora nella generale paga 1'24 a Chris Froome.

«Il finale di oggi (ieri per chi legge, ndr) è stato davvero tremendo ha spiegato alla fine Vincenzo Nibali -, la grandine veniva giù forte e faceva male. Fabio ha perso qualcosa, ma domani (oggi, ndr) ci aspetta una giornata di riposo e potremo recuperare le forze per il prosieguo di questo Tour che è senz'altro duro e difficile, ma vedrete, non è finita qui. Siamo solo all'inizio».

La tappa di ieri ha anche fatto registrare

l'addio di Alberto Contador, che a 100 km dal traguardo ha messo piede a terra ed è salito in ammiraglia. Per lo spagnolo di Pinto, le conseguenze della caduta rimediata nella tappa inaugurale di questo, sono risultate fatali.

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