Il Giro partito dall'Olanda è sempre più olandese, e statene pur certi che questo ragazzone di 25 anni, che di nome fa Tom Dumoulin, ce lo troveremo in mezzo ai pedali fino alla fine. È dall'inizio che vi parliamo della farfalla di Maastrincht, che a settembre dello scorso anno ha fatto letteralmente impazzire il nostro Fabio Aru fino al penultimo giorno della Vuelta. Una corsa dura quella spagnola, piena zeppa di arrivi in salita, dove l'olandese si difese con grande intelligenza tattica e forza non comune, tanto da indurci a pensare che eravamo davanti al nuovo Miguel Indurain: forte a cronometro e veloce in salita. Ieri ha capito che con questo giovanotto dovrà farci i conti anche il pluridecorato Vincenzo Nibali, che sul primo traguardo di questo Giro d'Italia apertissimo, ma fino a questo momento dominato in lungo e in largo dal campioncino della Gian Alpecin, ha pagato dazio.
Ma andiamo per ordine e facciamo un passo indietro. Sul primo arrivo in salita trionfa in perfetta solitudine il belga Tim Wellens. Va a questo talentuoso ragazzo di 25 anni la sesta tappa del Giro d'Italia, che porta i corridori da Ponte a Roccaraso. Ma è alle sue spalle che succede il finimondo. È proprio il nostro Vincenzo Nibali ad accendere la miccia quando mancano 4 km al traguardo. Il campione italiano parte deciso, tra la sorpresa generale, anche perché davanti c'è il suo compagno di squadra Fuglsang che ha ben più di un'ipotetica possibilità di andare a vestire la maglia rosa. Invece il siciliano riceve il via libera dall'ammiraglia: «Se te la senti, è questo il punto in cui partire!», gli dicono all'unisono via radio Shefer-Martinelli. Vincenzo aspetta trecento metri, e poi parte deciso. Guadagna una ventina di metri, ma su di lui si portano gli uomini Sky di Landa.
Poi ecco Tom Dumoulin. L'olandese scatta in faccia a tutti quando al traguardo mancano 3 chilometri. Lo seguono solo Zakarin e il nostro Pozzovivo, mentre tutti gli altri perdono inesorabilmente contatto.
Al traguardo, Dumoulin è quarto, alle spalle del belga Wellens, del danese Fuglsang e del russo Zakarin. Pozzovivo transita al sesto posto con lo stesso tempo della maglia rosa, mentre il colombiano Chaves è settimo a 7''. Più indietro Uran e Majka, a 11'' dalla rosa, poi Valverde decimo a 14''. Nibali arriva insieme a Landa: lo Squalo perde 21'' da Dumoulin e 7'' da Valverde.
Nibali alla fine non fa nulla per nascondere la propria delusione. Il volto è scuro, le parole gli escono a fatica. «È andata male, non dovevo muovermi in quel punto lì. C'era troppo vento contrario ed era difficile fare velocità».
In casa Astana si cerca di dissimulare la delusione. Martinelli, il tecnico bresciano, non si nasconde e ammette l'errore: «Abbiamo sbagliato, su questo non ci sono dubbi ci spiega -. Pensavamo che Vincenzo in quel punto sarebbe riuscito a portare via i migliori, mentre davanti ormai Fuglsang era lanciato verso la maglia rosa. Invece Vincenzo non è riuscito a fare la differenza e quel che è peggio Dumoulin ci ha attaccato, andando in pratica a riprendere Jakob (Fuglsang, ndr) e la maglia rosa».
Giornata da dimenticare, giornata fantozziana per l'Astana che, sportivamente parlando,
vive una delle giornate più difficili e amare della propria storia. Una debacle in piena regola, dove nelle intenzioni speravano di poter portare a casa se non tutto, molto. Invece restano con un pugno di mosche in mano.
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