Nico & Lewis, ridateci Senna e Prost

nostro inviato a Monte Carlo
Doveva essere LA GARA. Doveva esserlo per il carico di aspettative innescato dal litigio tremendo litigio di sabato fra compagni. Nico che si ferma in zona scomoda con il miglior tempo in tasca e sventolano bandiere e Lewis è costretto a rallentare e niente pole e l'ha fatto apposta e me la pagherà e farò come Senna con Prost e lo sbatterò fuori e… invece niente. «It was a joke», scherzavo, dirà Hamilton a fine gara, secondo, mentre Rosberg primo gli siede accanto ignorandolo ricambiato. Ridateci Senna e Prost, quelli veri. Perché doveva essere il remake digitalizzato di un grande film anni Ottanta ed è venuto fuori uno di quei filmati caserecci di youtube. «Scherzavo». Ma dove? Ma quando? Ma come? Ci sono due piloti che hanno macchina spaziale proprio come Senna e Prost in quegli anni e però bla-bla-bla dicono tanto e mettono in pratica poco, tarpati come sono dai team e da se stessi. Un poco che per i tifosi e il pubblico e la critica di questa formula uno troppe volte di plastica sarebbe tanto, tantissimo. Se ieri avessimo assistito fino all'ultimo a un duello fra compagni agguerriti, ci saremmo potuti riconciliare con un mondiale già scritto per troppa potenza Mercedes e troppa impotenza Ferrari. Invece, niente. Ci si è messo persino il moscerino nell'occhio. Moscerino nel senso che «mi è entrato un granellino di qualcosa sotto la visiera e negli ultimi cinque giri ho guidato con un occhio solo» spiegherà così Hamilton l'improvviso cedimento sul finale, dopo una gara incollata al compagno e dopo aver urlato al team «perché non mi avete fatto cambiare le gomme prima?». Peccato. Rosberg avrebbe potuto vincere il secondo Monte Carlo di fila in altro modo. Giusto per onorare comunque un posto nobile raggiunto nella storia delle corse. Solo in sei c'erano riusciti in passato. L'ultimo Alonso, nel 2006 e 2007. Prima di lui Senna, Prost, Lauda, Hill e Moss. Mica dei pirla. Peccato. Nico avrebbe potuto onorare la vetta riconquistata per quattro punti («dovevo rompere a tutti i costi la sequenza vincente di Lewis») difendendosi fino all'ultimo dagli attacchi dell'inglese invece costretto da un moscerino a tenere a bada Ricciardo.
Sono cambiati i tempi. Siamo all'ufficializzazione che le imprese epiche del passato su cui poggia gran parte del fascino di questo sport, non sono più per noi. Noi appassionati e loro piloti. Nico e Lewis sabato ci avevano illuso. Con gli sgarbi furbetti del primo e le minacce del secondo nel post qualifica. Invece la riunione piloti e team della sera aveva disinnescato tutto. «Non eravamo presenti insieme» ammetterà Lewis, «ero in bagno… ma poi gli ingegneri mi hanno spiegato tutto quello che aveva detto Nico». Una volta Ayrton avrebbe detto io con quello non ci voglio parlare. Lewis ha preso per scusa la pipì.
No, non è più epoca. Facciamocene una ragione. E poi è sempre colpa dei giornalisti che non capiscono una cippa. Nico, giorni fa avevi detto che «nei momenti di tensione massima, Lewis fa crac, va in tilt…». «Crac, tilt? Mai detto» assicura adesso. E tu, Lewis, tu «avevi un settaggio motore diverso a Barcellona», lo sostiene Nico che non ha gradito per niente. Nico che consideri «un pilota non affamato come te, perché è vissuto nella bambagia, figlio d'arte, ricco, senza problemi…». Mica vero anche questo. «Avevo solo detto che correndo fin da ragazzi sempre insieme, io che non avevo niente ero rimasto affascinato da come viveva lui… quando mi dava dei passaggi sul jet di suo papà, quando mi invitava in barca… diciamo che è per merito di suo papà Keke se sono ora qui perché da ragazzino mi sono detto: quelle cose che ha Nico le voglio anche io».
Questo il fumettone in seno alla Mercedes che con la quinta doppietta di fila eguaglia il record 2002 della Ferrari di Schumi e Barrichello. E fa tanto male ricordarlo.

La Ferrari. Schumi. Quel mondiale vinto in anticipo per troppo vantaggio. Meglio non rammentarlo ad Alonso che spera «nelle novità previste in Canada». Meglio non dirlo a Kimi. Poteva salire sul podio. È finito doppiato.

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