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Pallone in cortocircuito tra club e giocatori E l'Uefa «passa» ai ricatti

L'Aic: tagliare solo aprile. Quarantena a oltranza e esami del sangue per la ripresa. La serie C: stop

Nicolò Schira

Il tackle di Alexander Ceferin nei confronti della federazione belga diventa un assist per Lotito e il partito dei club che vogliono giocare a tutti i costi, non appena l'emergenza coronavirus sarà superata. Ha fatto discutere, infatti, la decisione presa dalla Jupiler League belga di concludere definitivamente il campionato e di assegnare il campionato al Brugge, formazione in vetta alla classifica prima della stop dovuto al Covid-19. Una decisione che però non è piaciuta affatto all'ECA e alla UEFA. Tanto che in una lettera congiunta i due presidenti, Agnelli e Ceferin, hanno chiesto alle altre federazioni europee di non seguire l'esempio belga. Il rischio? Non far partecipare le squadre di quel campionato alle coppe europee nel 2020/21. Ceferin ha poi evidenziato la necessità di far concludere Champions ed Europa League a porte chiuse e dopo la fine della stagione regolare (30 giugno).

Una presa di posizione forte che ha ringalluzzito coloro che vogliono tornare in campo (Lotito e De Laurentiis in primis), anche se la Lega di Serie A resta spaccata in due fazioni. Divisioni nette e che a oggi restano inconciliabili. Intanto tra le varie leghe e i calciatori non c'è accordo sui tagli degli stipendi. I giocatori non intendono sacrificare più di una mensilità, quella di aprile (mese in cui non scenderanno in campo nemmeno per allenarsi), che potrebbe essere reindirizzata in un fondo a favore dei colleghi delle categorie inferiori, mentre i club in caso di non ripartenza chiedono il congelamento degli emolumenti da marzo a giugno sulla falsa riga di quanto fatto dalla Juventus. Anche se la mossa bianconera è stata più un escamotage finanziario (2 mensilità e mezzo sono state spalmate ai giocatori sull'ingaggio della prossima stagione) che una profonda sforbiciata. Una soluzione, quella juventina, che però anche Inter, Lazio e Cagliari appaiono pronte ad imitare. Da ora ogni società tratterà la questione stipendi in trattativa privata.

Nel braccio di ferro club-AIC si attendono lumi dalla FIGC che potrebbe trovare un compromesso per accontentare tutti attraverso un intervento normativo, che permetterebbe lo slittamento dei termini di un paio di mesi (pagamenti stipendi inclusi). L'AIC per voce del presidente Tommasi ha aperto alla conclusione dei tornei: «La voglia è quella di poter tornare ad allenarsi e giocare. Si stanno cercando le modifiche regolamentari per poter andare oltre il 30 giugno con il campionato. Almeno per la A serviranno 45 giorni più le settimane di preparazione per concludere tutto. Se c'è questa prospettiva siamo contenti di ripartire». Con i club che effettueranno esami del sangue ai propri tesserati, poi maxiritiri (una sorta di quarantena) nei propri centri sportivi.

Di tutt'altro avviso le società di Lega Pro che in blocco hanno votato per la non ripartenza dei tornei. Non sono mancate poi le scintille Serie C-AIC in merito a stipendi e cassa integrazione. Il no dei calciatori è spiegato dal vicepresidente AIC Calcagno: «La cassa integrazione serve per quei settori che non possono più andare avanti e non credo verrebbe concessa a chi vuole decidere autonomamente di interrompere l'attività».

Lo scontro continua.

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