A Parigi tutti in meta. L'Italrugby riapre lo stadio della paura

Oggi al via il Sei Nazioni. Per gli azzurri esordio nello Stade de France dove lo scorso 13 novembre un kamikaze si fece esplodere davanti ai tornelli

A Parigi tutti in meta. L'Italrugby riapre lo stadio della paura

Uno stadio che riapre è sempre un segno di ritorno alla normalità. Anche se quando passi davanti all'ingresso D dello Stade de France non puoi non pensare a quella sera. Erano le 21.20 del 13 novembre quando un'esplosione portò anche il calcio nel mondo del terrore. Un kamikaze si era fatto esplodere all'altezza dei tornelli dello stadio, davanti al ristorante Events. Voleva entrare e portare sugli spalti la sua cintura di morte. Il bilancio sarebbe stato ancora più drammatico. In tribuna per quel Francia-Germania c'erano Francois Hollande e Angela Merkel. Con loro il tutto esaurito: 80mila persone per una sfida che tra europei e mondiali ha scritto una bella fetta di storia del pallone. Le immagini di quella sera sono quelle del pubblico che invade il terreno di gioco con la paura disegnata negli occhi o quelle della Marsigliese che risuonava nel lungo tunnel che porta alla stazione di Saint Denis-Porte de Paris. Il pubblico di quella sera, spaventato, aveva capito tutto, prima di ogni ricostruzione.

Lo stadio oggi riapre dopo quella sera. È una Parigi diversa, dal tono minore. Ma lo stadio deve riaprire anche per ribadire che si va avanti. Il caso vuole che il primo evento in agenda sia una partita di rugby. È il debutto nel Sei Nazioni della nuova Francia di Guy Noves che sfida l'Italia di un altro francese come Jacques Brunel. A Saint Denis sono attesi almeno in sessantamila, tra cui cinquemila italiani, e in tribuna ci sarà anche Hollande. Estreme le misure di sicurezza con posti di blocco a ridosso dello stadio ed un complesso sistema di filtraggio che arriva a prevedere perquisizioni personali. Saranno quasi 300 gli incaricati, tutti volontari. Lo stadio riapre ma sono lontani i tempi quando la partita di rugby era una festa e sugli spalti risuonavano le trombe delle orchestre che arrivavano dal Sud. Stavolta le note della Marsigliese avranno un sapore diverso. Non si può più scherzare. Il responsabile della sicurezza della federazione francese non ammette deroghe e chiede comprensione per il disagio.

Il Sei Nazioni inizia così: da una parte il ricordo di quel 13 novembre e dall'altra la voglia di portare avanti il pallone. Lo sa bene la Francia che torna in campo dopo essere stata umiliata 62 a 13 dalla Nuova Zelanda nel quarto di finale dell'ultimo mondiale. Hanno un nuovo allenatore i galletti che sdoganano Guy Noves. Passo d'addio per Brunel che a fine stagione lascerà invece gli azzurri. Deve fronteggiare 11 infortunati e punta sui giovani. Sono quattro i debuttanti con una bella vena multietcnica rappresentata dalle origini nigeriane dell'estremo David Odiete e dall'anagrafe albanese del tallonatore Ornel Gega. Con loro il pilone Lovotti e il centro del Petrarca Bellini. Tolto Parisse che resta il faro della squadra, i senatori McLean e Castrogiovanni sono in panchina.

È un rischio per Brunel, ma calcolato considerando che per definizione il Sei Nazioni nell'anno dopo il mondiale è sempre un torneo dove la sperimentazione diventa la regola. Del resto allargare la base di selezione è oggi più che mai necessario per il rugby di casa nostra. Si comincia alle 15.30. Con la voglia di ricominciare.

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