Pellegri e i suoi fratellini Così Sabatini ribalta l'Inter

Il neo manager ripropone il modello Roma: tanti baby per scovare un big. Ma non sempre funziona

Federico Malerba

Quindici milioni per Pellegri che potrebbero lievitare fino a 30, altri 5 per Salcedo a cui se ne potrebbero aggiungere fino ad altri 25 di bonus. E poi Zaniolo, Odgaard, Van der Eynden: sono tutti i giovanissimi comprati (o quasi) dall'Inter da quando Walter Sabatini è a libro paga di Suning. I più vecchi di questi hanno 18 anni, i più giovani 16. Con una squadra da rifare dopo l'ennesima stagione deludente conclusa al settimo posto viene da chiedersi se questo sguardo rivolto più al futuro (anteriore) che al presente sia una priorità. Anche perché Skriniar di anni ne ha 22, i vari Sanchez, Kimpembe, Diop e Mammana - gli altri papabili per la difesa - tra i 20 e i 21, e pure due obiettivi di lungo corso come Bernardeschi e Berardi rientrano ancora nella categoria.

Ma può stupirsi solo chi non conosce il nuovo «coordinatore tecnico del Suning Sports Group», questa la qualifica ufficiale di un personaggio che inevitabilmente ha iniziato a fare ombra al ds Ausilio. La storia professionale di Sabatini è una storia di mercati bulimici e quasi sempre legati a doppio filo ai giovani. A Roma ha comprato 86 giocatori in 6 anni, con alterne fortune. Gli rimproveravano di essere un talent scout più che un direttore sportivo, di farsi guidare dal suo senso estetico un po' naif (del resto da giocatore è stato un'ala eccentrica che considerava «irriguardoso colpire la palla di testa») più che dal sano pragmatismo.

Eppure è anche grazie a diverse sue intuizioni che Pallotta è riuscito a riportare la squadra a un livello da Champions League e tenendo il bilancio (più o meno) in linea di galleggiamento. Gli esempi, anche per quanto riguarda gli under 20, sono celebri: il 19enne Lamela preso a 12 milioni e rivenduto a 35, il 18enne Marquinhos pagato 5 e poi piazzato a 32, il 19enne Paredes che proprio in questi giorni sta fruttando alla Roma un'altra grossa plusvalenza (arrivò a 4,5 ed è andato via per più di 23). Certo ci sono stati anche i flop: Gerson, Sadiq, Ucan, Destro, Bojan, Kjaer e Josè Angel, per citare quelli che già erano grandicelli e sono stati pagati tanto o comunque abbastanza.

Il punto è che più si abbassa l'età e più diminuiscono le certezze sul futuro ad alto livello di questi ragazzi. Qualcuno, magari anche senza diventare un fenomeno, riesce a mantenere le promesse come Tin Jedvaj o Tonny Sanabria. Ma in compenso chi si ricorda di gente come Nico Lopez, Valmir Berisha o Alexis Ferrante? I primi due dovevano diventare i nuovi Messi e Ibrahimovic e oggi giocano rispettivamente all'Internacional di Porto Alegre e all'Aalesund, mentre l'attuale attaccante del Brescia - l'ha raccontato lui stesso - all'inizio del 2012 arrivò nella capitale dopo aver vinto un ballottaggio col «Gallo» Belotti.

Insomma quella di Sabatini è una politica che paga soprattutto sul lungo periodo, perché abbassare l'età media della rosa significa mediamente aumentarne il valore, ma che comporta inevitabili cantonate. L'Inter non ha intenzione di fermarsi qui: piacciono Bastoni e Melegoni dell'Atalanta e Coulibaly del Pescara, tutti neomaggiorenni; piace Barella del Cagliari che coi suoi 20 anni al confronto è un uomo vissuto. Ma bastano per vincere, o almeno per tornare fra le quattro che parteciperanno alla Champions 2018-19? Ovviamente no. Per fare il salto di qualità da domani mattina servono anche i trentenni come Nainggolan, Vidal o Di Maria. C'è tempo.

Ieri è arrivato Padelli, che sarà il vice Handanovic, e se riuscirà a vincere la malinconia lo raggiungerà a breve anche Borja Valero. In queste ore una sua nota audio (privata) spagnolo ha iniziato a fare il giro di Firenze: «alla fine sarò costretto ad andarmene, mi hanno fatto piangere», dice il centrocampista spagnolo accusando la società viola.

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