Pioli, la manita di Natale "è una ferita che sanguina" Ibra parte dalla panchina

Il tecnico dà il benvenuto allo svedese e ammette: «Bergamo macchia che resta. E lui è tanta roba»

Pioli, la manita di Natale "è una ferita che sanguina" Ibra parte dalla panchina

Con la Samp del guastafeste Ranieri, davanti a 60-65mila tifosi ringiovaniti dalla presenza di Ibrahimovic, comincerà oggi un altro decennio e forse anche un'altra storia per il povero Milan. Comincerà nel suo stadio dove fin qui ha vinto appena due sfide, contro Brescia e Spal, ultime in classifica. Ripartire dimenticando Bergamo e quelle 5 pappine però sarebbe l'ennesimo peccato mortale. Boban è stato spietato qualche giorno fa, Maldini ha dato una lezione a Leao e Calabria scorticati vivi dai tifosi per i post spensierati seguiti alla figuraccia ma Pioli? Perciò il quesito diretto, in conferenza stampa, pur se brutale, era indispensabile: «Stefano Pioli ha dormito la notte dopo i 5 gol dell'Atalanta?». Superato l'imbarazzo, il tecnico del Milan ha riportato indietro le lancette dell'orologio rossonero e risposto così: «Se dicessi che non ho dormito cambierebbe qualcosa? Siamo tutti responsabili di quello che è successo, io per primo. E adesso abbiamo 21 partite per dare un indirizzo diverso alla stagione: i 21 punti conquistati fin qui sono pochi, troppo pochi. Bergamo è una ferita che continua a sanguinare; come ha detto Boban è una macchia che rimarrà sulla nostra stagione».

Perciò oggi, Ibra o non Ibra nessuno si potrà più nascondere, a cominciare anche dallo staff tecnico che a questo gruppo di giovanotti deve pure offrire qualche vitamina in più. Che sia atletica, che sia tecnica, che sia tattica. Ibra, di suo, ha già portato un entusiasmo imprevisto. «Ibra è tanta roba, mi è piaciuto tantissimo, ha dato una svolta all'ambiente ma non è il salvatore della patria, non può vincere le partite da solo. È stato l'ultimo a uscire da Milanello dopo l'allenamento e le cure, ha dentro ancora la passione» il resoconto dell'arrivo più importante degli ultimi mesi targati Elliott. Pioli ha deciso di non lanciarlo subito nella mischia e di attendere che la sfida imbocchi la seconda parte, scelta forse indispensabile visto che dal 28 ottobre non ha più giocato e che il precedente test è stato effettuato a ritmi blandi, degni appunto di un allenamento. «Gli manca sicuramente il ritmo partita, lo acquisterà giocando e allenandosi» è la frase-specchietto che Pioli ha rilasciato. Persino il sistema di gioco sarà possibile modificare per metterlo nelle condizioni ideali. Ibra ha sempre giocato con un altro attaccante al fianco, che sia Piatek o Leao cambia poco. Farlo subito sarebbe l'ennesimo azzardo di una stagione scandita da molte scommesse già perse, Giampaolo la prima, il mercato dei profili giovani, la seconda. Perciò il ricorso al mercato è diventato indispensabile.

«Stiamo cercando un difensore» la conferma data da Pioli che vuol dire che Todibo, il francesino del Barcellona, è pronto a trasferirsi e a prendere il posto di Duarte, altro flop, al netto dell'infortunio. Borini, Rodriguez e Rebic sono rimasti fuori dalla lista dei convocati, con Biglia infortunato. Sono quelli sicuramente in partenza.

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