Il Verona ci ha provato. E avrebbe meritato il pareggio. I tre punti però, come succede quasi sempre in questi casi, sono andati alla Juventus. Che mica poteva permettersi il lusso di inciampare in casa contro una squadra che a Torino non ha mai vinto e che nella sua storia ha pareggiato soltanto quattro volte, l'ultima nel 1988. Poi, certo, il calcio è sempre capace di regalare emozioni e sorprese: quelle non sono mancate, ma alla fine la posta in palio è andata ai campioni d'Italia. Tutt'altro che perfetti, però volenterosi.
Erano però andati sotto nel punteggio, i bianconeri, per merito di un Verona capace di correre a più non posso e di mettere in mostra un'organizzazione di gioco notevole: l'ex genoano Veloso e Amrabat (olandese naturalizzato marocchino, in prestito dal Bruges) mostravano personalità e piedi più che discreti, con il risultato di permettere agli scaligeri di passare in vantaggio. Con merito, anche: Demiral (all'esordio assoluto con la Juve) atterrava in area Di Carmine, la cui conclusione dal dischetto terminava però sul palo. Così come finiva sulla traversa la replica di Lazovic: ci pensava allora proprio Veloso, con un missile da 25 metri alla fine della stessa azione, a battere Buffon, in campo come da pronostico a 41 anni suonati. Ne veniva allora fuori un match aperto e ben giocato, con la Juve che pian piano trovava lo spartito giusto. Sarri aveva scelto quasi suo malgrado di mettere mano a un turnover spinto rispetto a Madrid: oltre a Buffon e Demiral, in campo c'erano anche Ramsey, Bentancur e Dybala, quest'ultimo particolarmente attento a non pestarsi i piedi con Ronaldo. Era peraltro proprio il gallese, alla sua prima apparizione in campionato, a trovare il pareggio con un tiro dal limite leggermente deviato da Gunter.
E CR7? Si dava un gran da fare, partendo largo a sinistra ma scambiando spesso posizione ora con Dybala e ora con Cuadrado: un paio di sue conclusioni finivano a lato, ma il linguaggio del corpo era tipico di chi non vedeva l'ora di piazzare la zampata vincente. Cosa che avveniva a inizio ripresa, su rigore concesso per una (sciocca) spinta di Gunter a Cuadrado: bianconeri in vantaggio, ma partita che rimaneva godibile e per nulla scontata, se è vero che Buffon (ottimo) e Bonucci dovevano sbrogliare un paio di mischie e respingere altrettante conclusioni pericolose. L'ultima delle quali, di Lazovic, avrebbe anche meritato miglior sorte. Alla fine, comunque, la Juve incassava la terza vittoria in quattro partite di campionato, dava minuti anche a Pjanic, Khedira e Higuain e, fortunatamente, non doveva fare i conti con i timori della vigilia legati all'ordine pubblico dopo che in settimana l'inchiesta Last Banner aveva decapitato la curva Sud.
Ci si aspettava un clima teso dentro e fuori dallo stadio, perché era stata la stessa Juventus a denunciare tentativi di estorsione e quant'altro. Risultato: misure di sicurezza rinforzate, una settantina di steward presenti per la prima volta nel settore più caldo e nessuno striscione. Tutto è però filato liscio.
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