Il super Milan di questi tempi non fa sconti a nessuno: fulminata la Lazio, castiga la Juve, messa sotto dopo una rincorsa durata una vita (l'ultimo precedente nel 2016, 1-0 gol di Locatelli). È un Milan pieno di birra e di motivazioni, capace di risalire la china del doppio svantaggio per finire con una goleada da ricordare. Sette restano i punti di vantaggio mas a questo punto lo scudetto non è ancora in cassaforte. Pioli può regalarsi una serata unica e per una notte può diventare quinto. Struggente, nello stadio deserto, l'omaggio musicale a Ennio Morricone. Sembra la colonna sonora a una sfida memorabile che invece consuma forse le sue migliori energie prendendo nota del secondo inciampo laziale a Lecce. Paolo Maldini, nell'incipit, parla come se fosse sull'uscio di casa Milan ma non è più una notizia né una novità. Bisogna solo decifrare le modalità della separazione: lui non si dimette né accetta il demansionamento, si regoli di conseguenza Elliott. Si regola di conseguenza anche la Juve che non pare avere dentro il fuoco degli snodi decisivi del campionato e così consente al Milan di fare la sua bella figura. Perché quella di Pioli è squadra ordinata, distanze giuste, palleggio sicuro: Bennacer e Kessiè fanno ditta, dietro Kjaer è un oppositore tignoso di CR7 e persino di Danilo sulla cui fucilata oppone generoso il petto. Sarri sa dove può mettere in crisi il Milan: è dalla parte di Cuadrado che salta come vuole Paquetà, costretto al giallo, e non adatto a rincorrere la freccia colombiana. Se poi aspettiamo tutti i magnifici due, non mancano le citazioni sul taccuino. CR7 in partenza prova il destro al giro (deviato da Conti), Ibra sul gong impacchetta il gol annullato (giusto) per fuorigioco.
La ripartenza della Juve invece è di quelle che possono incenerire qualunque rivale. Specie se questo Milan che riparte meno attento e concentrato rispetto alla prima frazione. Irresistibile è lo strappo improvviso di Rabiot che supera Theo senza problemi (il francese se difende è tenero come un grissino), ara metà campo e dal limite fulmina Donnarumma nel sette. È il primo sigillo in campionato del francese: da incorniciare, bisogna aggiungere col contributo di Higuain che porta via mezza difesa. Sotto choc, il Milan subisce subito dopo il secondo ko consecutivo con CR7 azionato da un lancio di Cuadrado su cui Romagnoli e Kjaer pasticciano in modo goffo così da spalancare al portoghese il comodo raddoppio. Juve in carrozza? No, assolutamente no. La risposta del Milan è come un rovescio di temporale: improvviso e travolgente.
La Juve va sott'acqua senza accorgersene: in 6 minuti prende tre gol che è una specie di record mondiale che metteranno sul conto di Sarri. E sono invece le amnesie di Bonucci, Rugani e soci a provocare il ribaltone. Comincia su rigore Ibra per il mani di Bonucci pizzicato dal var e concesso da Guida dopo puntata al monitor, riporta in parità Kessiè con uno scambio e Leao, entrato da poco, con la deviazione di Rugani beffa Szczesney a metà ripresa.
Lo strafalcione di Alex Sandro consente al Milan di mettere il punto esclamativo su una serata che Pioli e i suoi non dimenticheranno facilmente. Bonaventura raccoglie l'omaggio juventino e serve a Rebic la palletta del 4 a 2.
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