QUAL È LA REGOLA?

Un evento. Il rigore concesso al Genoa da Gianluca Rocchi, 35 anni, internazionale di prima nomina. Nello scorso campionato il fischietto fiorentino, pur avendo diretto 20 partite, indicò appena due volte il dischetto dagli undici metri, curiosamente sempre al Cibali e sempre contro il Catania.
Questa volta ha rotto il ghiaccio alla prima uscita stagionale in A. Nulla da obiettare: solo un cieco non poteva vedere lo sgambetto di Maldini su Milito al 90’. Ma al quarto d’ora della ripresa, con i rossoblù di Gasparini in vantaggio per 1-0, non ha punito con il rigore un fallo di Biava su Kakà: scarpino sinistro del difensore sul polpaccio sinistro dell’attaccante. Alla moviola il contatto è apparso netto. A velocità reale Rocchi probabilmente non l’ha visto. Altrimenti non si spiegherebbe il suo errore. E con esso la sua idiosincrasia a fischiare un rigore. Su questo punto Collina deve intervenire per ridurre il gap fra arbitri rigoristi e non rigoristi.

Nella prima lista figurano Dondarini (10 rigori su 16 partite nel campionato 2007-08), Tagliavento (10 su 12), Brighi, Damato e Trefoloni (7 su 14 per tutti e tre). Il leader della seconda è Banti, che ha punito un solo fallo in area in 17 incontri, seguito da Rocchi (appunto 2 su 20), De Marco (2 su 14) e Gervasoni (3 su 15).

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