Quando il calcio lo faceva un emirato chiamato Italia

Per la Champions il Psg arabo darà un milione a testa a Ibra & C. Non c'è partita per noi in Europa. Però ci scordiamo gli Anni '80

Quando il calcio lo faceva un emirato chiamato Italia

Quelli del Paris Saint Germain hanno strappato un superpremio di un milione di euro a testa in caso di vittoria della champions. Uh, che notiziona, che scandalo, che vergogna. Qualcuno ha dato un'occhiata ai documenti della Lega Professionistica francese? Il fatturato del Psg è di 432 milioni di euro, il club di Nasser Al-Khalaifi versa ventuno milioni di questo giro di affari allo Stato, i suoi 21 dipendenti, tra calciatori e allenatori, pagano 43 milioni e mezzo di euro in tasse. L'anno scorso per la vittoria in campionato e per la qualificazione fino ai quarti di champions i parigini hanno intascato un milione e quattrocentocinquantamila euro, cifra destinata a salire in questa stagione. Il Real Madrid ha garantito mezzo milione di euro a testa alle sue "meringhe" se alzeranno la champions, il Bayern lo ha fatto l'anno scorso e i tedeschi di Monaco hanno preso 800mila euro di premio a testa, il Chelsea, nel 2012, ha premiato i suoi per la coppa con 450mila euro, la federcalcio spagnola ha regalato 600mila euro a testa ai campioni del mondo. E noi? Noi abbiamo già dato, perché chi fa il piangina oggi ha dimenticato, in fretta, che nei favolosi anni Ottanta eravamo noi gli sceicchi e qualcuno a fatto anche il furbo trascinando al crack il proprio club: vi dicono nulla i cognomi Cragnotti e Tanzi? Il Milan di Silvio Berlusconi spaccò il mercato italiano e internazionale con ingaggi faraonici, era il momento giusto per decollare mentre gli altri ci invidiavano, erano costretti a pane e acqua ma stavano preparando le grandi manovre. La forbice ci ha tagliato le mani e i bilanci, anche se la maggior parte dei nostri grandi club continua a spendere cifre pesanti per i salari dei calciatori, soprattutto quelli presi «a costo zero», un gioco delle tre carte che viene smascherato dalla lettura dei bilanci. Gli emiri del Qatar, i russi, gli americani viaggiano su TAV, noi con i treni pendolari ma sempre con valigia firmata e posto prenotato.
Non è uno scandalo, dunque, se il Psg deciderà di pagare un milione di euro (ma risulta che la cifra, annunciata da l'Equipe, sia sensibilmente inferiore) avrà fatto due conti, gli stessi che la famiglia dell'emiro ha definito per un'offerta sontuosa alla Juventus per Pogba e addirittura al Barcellona per Messi. Sarà poi l'Uefa a verificare se i conti sono e saranno in ordine per l'iscrizione alle coppe europee e non per l'acquisto dei calciatori (il fair play finanziario controlla soprattutto il patrimonio netto, non i debiti, semmai le perdite).


Capisco la rabbia, l'invidia e la gelosia che ha preso alcuni di noi dinanzi a tanto spreco, Equitalia farebbe carne da porco di scontrini ed eventuali evasioni ma qui siamo di fronte a patrimoni senza limiti, gli stessi che hanno accompagnato molti proprietari di club italiani, dagli Agnelli ai Moratti, da Berlusconi a Tanzi e Cragnotti, per l'appunto, senza dimenticare gli anni eroici di Achille Lauro che comprò per il Napoli Hasse Jeppson pagandolo 105 milioni di lire, nel 1952, quando il reddito medio di un italiano era di 16mila lire e dunque la cifra versata dal presidente, armatore e sindaco, fu di 10mila volte superiore. Oggi i sindaci tifosi preferiscono diventare primi ministri.

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