nostro inviato a Budapest
La qualifica magiara non resterà negli annali della Formula uno per quanto successo al povero Lewis Hamilton con la Mercedes a fuoco nel primo giro lanciato e il pilota ormai unanimamente campione del mondo della iella. Non rimarrà impressa nemmeno benché dovrebbe per l'ennesima sciocchezza strategica commessa dal ministero Ferrari che stavolta non ha sacrificato sia Alonso che Raikkonen come a Silverstone neppure un mese fa. Stavolta ha immolato il solo Kimi che si è incacchiato come una belva, ma alla sua maniera: sussurrando. La qualifica di ieri entra ufficialmente nella storia della Formula soprattutto perché sancisce, in modo perentorio e definitivo, la scomparsa di una specie: il pilota vero.
Ma andiamo per gradi. Pole di Rosberg perché guida Mercedes e perché la monoposto di Hamilton è andata in fumo al giro uno della Q1. Colpa di un calo di pressione e perdita di benzina. Nervi ovviamente tesi. Sabato scorso a sbriciolarsi sulla macchina di Lewis era stato un disco dei freni, ieri un tubetto. L'uomo è ormai ai limiti della sopportazione: ritiri, guasti, capita tutto a lui. «Ormai il punto è capire quando finirà la sfortuna...», ringhia. Oggi Hamilton scatterà dalla pit-lane. Dalle retrovie come sette giorni fa. E andrà a caccia di Rosberg. In Germania aveva chiuso terzo. Può ancora fare grandi cose.
Una manciata di posti davanti a lui, 17°, partirà tale Kimi Raikkonen. Perché, mentre Alonso è scomodo quinto dietro a Vettel, Bottas e Ricciardo, ma davanti a Massa, il nordico neppure ha visto il Q2. Il ministero complicazioni che siede al muretto Ferrari ha deciso che le pazze-scelte-pazze di Silverstone (in pista tardi con le slick e acquazzone preso in pieno) avevano bisogno di una seconda puntata. Questa: dopo il tempo fatto con gomme medie, un tentativo in meno. Fermo per risparmiare le soft in chiave gara. Perché Hamilton era ko, così pure Maldonado, per cui «non pensavamo che altri potessero scavalcarci». Ci ha pensato Bianchi, per soli 6 centesimi: il ferrarista parcheggiato alla Marussia motorizzata Ferrari. «I ragazzi della Rossa sono stati ingannati dal mio primo giro... - dirà il francesino - avevo commesso un brutto errore. Non pensavano che nel secondo tentativo avrei potuto guadagnare un secondo». E così Kimi beffato. Kimi il freddo ma qui molto caldo. Dirà: «I piani erano diversi, ma il team mi ha detto siamo ok, non c'è bisogno di uscire di nuovo. Allora gli ho chiesto più volte siete sicuri della scelta? Siete sicuri? Mi hanno risposto di sì. E ovviamente questo è il risultato. Siamo la Ferrari, non dovremmo commettere simili errori. Noi tutti non siamo al primo anno di gare e quanto accaduto non è bello per me, per la squadra, ma gli sbagli sono stati fatti Capita che la gente li faccia, però servono dei cambiamenti per migliorare».
E siamo al nocciolo della questione. Dov'è finito il pilota vero? Ad esempio Kimi, che aveva chiuso il suo primo tentativo 7 decimi più lento di Alonso, perché non si è imposto dicendo No! Col cavolo che non esco!. Invece di spiegare poi che «ma no, io credo nel team e nella sua gente e non posso andare contro una loro decisione».
Già, guai fare come i Senna e i Prost e i Mansell e quei piloti lì che si prendevano a sportellate in pista e prendevano a sportellate verbali i team che complicavano loro la vita. Piloti veri che si assumevano il peso delle proprie scelte. Comunque e ovunque. Ormai, questa, è invece una F1 di gente come Raikkonen o, e spiace dirlo, persino Alonso e Vettel.
Gente che ci regala duelli meravigliosi in pista ma accompagnati da richieste via radio ai team perché facciano punire l'avversario per questa o quella manovra. Sanno tanto di lo dico alla maestra. Per cui «AAA cercasi disperatamente pilota vero». Come quello a cui ieri si è bruciata la macchina.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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