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Rivoluzione Inter&Juve. Adesso sono i club a rompere i contratti

Fin qui erano stati i giocatori a stracciare accordi. Con Icardi e Dybala cambia tutto

Rivoluzione Inter&Juve. Adesso sono i club a rompere i contratti

Quelli che non volevano andarsene ci sono sempre stati: Gigi Riva dal Cagliari, Luca Vialli dalla Samp, in tempi più recenti Totò Di Natale, che preferì continuare a segnare a Udine piuttosto che dire sì alla Juventus. E poi Totti, un giovanissimo Paolo Maldini, tanti, più di quanti si creda. Sentimenti, sicurezze, forse anche paure dietro scelte in apparenza controcorrente: meno soldi, meno vittorie, meno tutto. Stavolta è un po' diverso. Icardi e Dybala messi alla porta dai rispettivi club, puntano i piedi e dicono no. Sarà un bel pasticcio. Quello di Icardi è semplice da spiegare, ma ben più complicato da risolvere. Quello di Dybala si sbroglia col denaro: questione di un altro paio di milioni in più per 5 anni e siamo a posto. O forse no.

Icardi non chiede soldi a nessuno, anzi dice no a tutti meno che alla Juve. Direbbe sì anche all'Inter, anzi a sentire lui soprattutto all'Inter, ma è l'Inter che ha detto (e da tempo) no a lui. Gli hanno detto e ripetuto che è «fuori dal progetto», lui pensa anche dalle liste per giocare campionato e Champions, il club nega ma cambia niente: dentro le liste ma fuori dalla squadra, l'equazione non avrebbe in ogni caso soluzione.

Cosa ha fatto di tanto grave per meritarsi tutto questo, resta opinione e non certezza, visto che nessuno all'Inter l'ha mai spiegato pubblicamente. Contenti loro di aver deprezzato un capitale, perso il centravanti di 124 gol in 6 stagioni (che «progetto» sarà mai, un progetto senza un simile bomber), creato un caso con pochi precedenti e ancora meno prospettive, contenti tutti, compresi gli avvocati che presto valuteranno gli estremi per la causa per mobbing, secondo alcuni tutt'altro che infondata, nonostante la possibilità di allenarsi con la squadra concessa all'ex capitano.

La soluzione c'è o meglio ci sarebbe ed è lo scambio con Dybala di cui tanto s'è già detto e nel quale, come l'ultimo giapponese che non sa che la guerra è finita, pare continui a credere e sperare solo Marotta. Già, perché tra Juventus e Manchester United tutto è deciso per lo scambio Lukaku-Dybala (senza conguagli a favore della Juventus: l'impresa di Paratici, sarebbe un po' meno impresa) non fosse che a Torino la Joya ha deciso di iscriversi anche lui al club di quelli che puntano i piedi. Per spuntare più sterline, (lui e il mediatore che tira i fili della trattativa e ha chiesto 15 milioni allo United), pensano alla Juve; perché non è convinto e preferirebbe restare in Italia, sperano all'Inter. Resta che il fratello agente Gustavo Dybala a Manchester c'è stato e gl'inglesi li ha sentiti. Però è altrettanto vero che il sì non è ancora arrivato e il tempo stringe: l'8 agosto, giovedì, la Premier chiude il mercato in entrata.

O si fa adesso o non si fa più. Perché poi di mezzo c'è anche Higuain, un altro messo alla porta (4 volte in 13 mesi, peraltro) pronto a puntare i piedi

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