Ci vuol poco a passare da mercenari a traditori. È sempre questione di soldi. Quasi mai di ideali. In tal senso lo sport non si è risparmiato. Il caso Lukaku conferma. Con qualche sfumatura. Per esempio, cosa c'era di così attraente, per il tifo nerazzurro, in un giocatore che ha fatto perdere due coppe: una per autogol davanti al Siviglia, e l'altra inventandosi stopper (tiro di Di Marco) eppoi centravanti di mezza tacca (colpo di testa) contro il City?
Certo è che tutto l'amoreggiare, quel farsi paladino di sentimenti poteva risparmiarselo. O, forse, tutti questi atleti col piacere del soldo dovrebbero evitarsi il bacio alla maglia, il cuoricino da mostrare: meno farsa e più rispetto dei sentimenti. In questi giorni anche i fan greci dell'Olympiakos hanno bollato come «bugiardo e traditore» Kostas Sloukas, beniamino del basket passato ai cugini del Panathinaikos.
Un po' come fece Bobo Vieri salutando l'Inter per andare al Milan o come capitò al Ronaldo brasiliano che quanto a tradimenti era maestro: vestì le maglie del Barcellona e del Real Madrid, dell'Inter poi del Milan. E qualcuno ricorderà il gesto ad ombrello di Moratti dalla tribuna. Difficile pensare se sia peggio essere definito mercenario o traditore. Anche la modalità gioca pro o contro. Lukaku ricorda il caso di Lebron James che passò da Cleveland ai Miami Heats annunciandolo all'insaputa di tutti durante uno show in tv. Da noi produsse dispetto il Belinelli figlio della Fortitudo e, dopo anni negli Usa, traslocato alla Virtus.
Forse l'ultimo caso simil Lukaku potremmo ripescarlo con Higuain che lasciò gli innamorati di Napoli per i danari della Juve.
Juve che, invece, si vide mollata da Ibrahimovic, quando la serie B era vicina. Ma che dire del Bonucci oggi piagnucolante che, per un anno, si trasferì al Milan? Traditori o mercenari? Talvolta solo il silenzio sarebbe d'oro.
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