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Ronaldo, il mangia allenatori. E Andrea studia come gestirlo

Il suo credo è la verticalità del gioco. Riuscirà a non farsi inghiottire da CR7? E intanto il PSG torna alla carica

Ronaldo, il mangia allenatori. E Andrea studia come gestirlo

L'amico Gattuso gliel'ha detto senza troppi giri di parole: «Adesso sono c... tuoi». Andrea Pirlo è andato a letto sabato sera per la prima volta da allenatore della Juventus con la buona notte «particolare» di un compagno di tante battaglie, che non gli avrà di certo fatto prendere sonno facilmente. E così sembrerebbe anche dal tweet di ieri in cui ha sbagliato l'account del club bianconero: «Contento e orgoglioso di ricevere tanta stima e fiducia da Juventus. Pronto per questa fantastica opportunità!».

Ma la Juventus nove volte campione d'Italia di fila, resta soprattutto una bella gatta da pelare. A partire da Cristiano Ronaldo. Che resta perché l'ha detto il presidente Andrea Agnelli subito dopo l'eliminazione in Champions contro il Lione. Ma dalla stessa Francia, insistono con la storia del Psg che vuole a tutti i costi il portoghese. Le ultime parlano di un incontro già fissato tra il superprocuratore, Jorge Mendes, e il dirigente dei transalpini, Leonardo, nei giorni della final eight di Lisbona. Dall'arrivo di Cristiano Ronaldo si sono già «bruciati» due allenatori: Allegri e Sarri. La coesistenza con Dybala è stato un rompicapo per entrambi, anche se l'ex tecnico di Napoli e Chelsea era sembrato venirne a capo nel post lockdown. Se c'è un merito da iscrivere a Sarri è quello di aver recuperato alla causa bianconera l'argentino, che l'estate scorsa era già stato «venduto».

Ma tutto passa da Cristiano Ronaldo. CR7 in due anni ha monopolizzato la Juventus aggiungendo due scudetti, ma solo un quarto e un ottavo di finale in Champions. L'investimento non ha ancora dato l'effetto sperato. E qui Pirlo potrebbe avere buon gioco: la verticalità è un dogma del suo gioco, rispetto al conservatorismo di Allegri e all'orizzontalità di Sarri.

Il nuovo allenatore della Juventus ha due strade davanti: Guardiola o Zidane. Anche loro catapultati alla guida di Barcellona e Real Madrid, quasi da un giorno all'altro. Come Pirlo. Pep si presentò alla guida dei blaugrana chiedendo la cessione di «Ronaldinho, Deco ed Eto'o». Salvo poi vincere la Champions proprio con il camerunense. Zidane non toccò quasi nulla del Real Madrid, vincendo tre Champions di fila. Ma questa Juventus è un'altra storia, in molti interpreti è una squadra a fine corsa. Chiellini non è riuscito «a dare un senso a questa stagione» ma ha ribadito di voler continuare. Buffon si è limitato a un messaggio all'amico «allora ti devo chiamare mister...». Pirlo non dovrà guardare in faccia a nessuno.

E dovrà avere la forza di chiedere qualcosa alla società: Bentancur non può essere il suo regista, a meno che il Maestro non abbia anche la ricetta per trasferirgli i suoi «poteri». Servono due terzini più un altro centrocampista e una prima punta. Agnelli parlava di ridare «entusiasmo» all'ambiente. Non può essere solo la sorpresa Pirlo. La scossa è un colpo da novanta, avendo i soldi oppure con uno scambio: in Spagna dicono che il Real Madrid vuole Dybala ed è pronto a mettere sul piatto Isco, che piace al Maestro. Ecco perché usando le parole di Gattuso si può dire: «Pirlo sono c...

tuoi».

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