Nostro inviato a Monza
E adesso le resta solo il pubblico. La Ferrari sprofondata nel parco ha oggi un grande pilota di nome Alonso, che però non sa se rimarrà. Ha un secondo pilota di nome Raikkonen che si è smarrito, nono, lontano, irriconoscibile. Ha un presidente appassionato di nome Montezemolo che presto se ne andrà. E ha un motore spompo da inizio stagione. Un telaio imbarazzante non solo nelle forme. E, da ieri, anche una monoposto inaffidabile. Ad Alonso non accadeva di fermarsi per noie meccaniche da 86 gare, dal Gran premio della Malesia 2010, cinque stagioni, una vita. E invece gli è successo più o meno mentre da Cernobbio rimbalzavano le parole dell'ad Fiat Marchionne su Montezemolo: «Nessuno è indispensabile I suoi risultati economici sono molto buoni, ma nel caso della Ferrari un manager deve essere valutato anche per i risultati sportivi. Sono sei anni che non vinciamo, abbiamo i migliori piloti del mondo e non possiamo partire tra il 7° e il 13° posto». Inutile la difesa d'ufficio da parte del numero uno del Coni Giovanni Malagò in visita a Monza: «Penso che l'uscita di Montezemolo per la Ferrari sarebbe una perdita a dir poco importante, forse insostituibile».
Ormai sul Cavallino volano gli stracci fra top manager e c'è il rischio di un danno d'immagine. No, non è vero, fa capire il team principal Mattiacci, «il danno d'immagine è ritirarsi e finire noni » puntualizza. Resta però il caos. In pista e fuori. Nel dopo gara gli uomini di rosso vestiti si aggirano con sguardi smarriti e imbarazzati. Qualcuno buttando qua e là «comunque affrontiamo tutto a testa alta e ci rialzeremo, vedrete». Però, al momento, si vede che non sanno proprio dove guardare. Provano ad affidarsi al pilota, ma Alonso potrebbe andar via. Provano ad attaccarsi al presidente, ma Montezemolo andrà via. Cercano di lavorare duro per recuperare il divario e però le Mercedes vengono in casa loro a far le padrone.
Ieri Hamilton vincitore e Rosberg secondo hanno realmente combinato quel che volevano. Inscenando un festival di errori e piccoli contrattempi che, viste le polemiche della vigilia, in molti sospettano quasi orchestrato. Perché Lewis era scattato male dalla pole per colpa del sistema di partenza e Nico l'aveva passato e però Nico ha poi iniziato a sbagliare inspiegabilmente, a rallentare un poco, fino all'ultima svista in staccata che l'ha costretto a tagliare la prima variante, spalancando la porta al compagno.
Suvvia. Pure questo sa di schiaffo alla Rossa. Un team allo sbando che in casa deve assistere agli altri che giochicchiano fra loro e fanno la voce grossa. E gli altri non sono la Red bull che vende bibite, sono la Mercedes che costruisce auto di lusso. Forse anche per questo Marchionne è nero. E poi a schiaffo s'aggiunge schiaffo: con Massa, l'ex bistrattato dal Cavallino, felice sul podio.
Per questo alla fine, ad Alonso e alla Rossa resta solo lui: il pubblico.
«Peccato per noi, peccato per i tifosi, la nostra gente, non siamo riusciti a dargli niente, ma questo, purtroppo, adesso, è ciò che possiamo offrire» dice Fernando. E come lui Mattiacci: «Noi abbiamo un obbligo morale verso questa gente, quello di tornare a vincere e vederla di nuovo sorridere».
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