"Sanremo folle come me: sono un predatore e voglio che diventi mia"

Saronni nell'83 l'ultimo a vincerla da iridato "Non mi piace pianificare. Mi guida l'istinto"

"Sanremo folle come me: sono un predatore e voglio che diventi mia"

Pazza e imprevedibile, folle e magnetica: unica. È la Sanremo. Uno dei cinque monumenti del ciclismo, al pari di Fiandre, Roubaix, Liegi e Lombardia. Per anni è stata la classica di apertura, oggi resta un classico, perché la stagione non si apre più con la corsa più lunga e indecifrabile del mondo, visto che si corre già da gennaio.

Pazza e imprevedibile, folle e magnetica, aggettivi che calzano a pennello per la corsa più elementare ed enigmatica che ci sia. È la corsa per tutti, anche se poi sono in pochi a vincerla: quasi sempre campioni. Talvolta fuoriclasse.

Pazzo e imprevedibile, folle e magnetico, aggettivi che si sposano alla perfezione anche per tracciare la figura di Peter Sagan, il campione del mondo slovacco, che questa corsa ha nelle proprie corde e nel proprio cuore ma non è ancora riuscito a fare sua. Sei partecipazioni, fino ad ora, con un secondo posto e due quarti. È sempre arrivato lì, a giocarsela, ma poi c'è sempre stato qualcuno che si è divertito maledettamente più di lui.

Dalla Tirreno è uscito un Sagan mundial, in perfetta forma Sanremo.

«Mi sono divertito, la Corsa dei due Mari (vinta per la seconda volta in carriera dal colombiano Nairo Quintana, ndr) è stata proprio una bella corsa. Ho vinto due tappe (Montalto di Castro e Fermo, ndr), mentre una mi è sfuggita per un niente, ma va bene anche così».

L'ha persa dal colombiano volante Fernando Gaviria, che domani sarà forse il suo principale rivale.

«Tanti sono gli uomini che possono vincere la Sanremo, per questo è difficile. Per questo è imprevedibile».

Il più imprevedibile è lei, capace di qualsiasi cosa: attacco sul Poggio o volata in via Roma?

«E chi lo sa? Io sono uno che non pianifica, spesso mi faccio guidare dalle gambe, dalla testa e dal cuore. Sarà il mio istinto a dire cosa fare. Io non sono uno che pianifica, io sono uno che corre e annusa l'aria».

Come un vero predatore.

«Esatto».

Sa che l'ultimo a vincere la Sanremo in maglia iridata è Giuseppe Saronni nel 1983?

«Me l'hanno detto, quindi?...».

Quindi lei ha una bella occasione.

«Io punto a vincere, con o senza maglia iridata: questo è quello che mi interessa».

Non sente il peso della corsa?

«Ho la leggerezza del sogno. Mi piace da pazzi la Sanremo. La considero una corsa magica. La inseguo da tempo e la inseguirò ancora, ma per me non è un'ossessione. È da sette anni, che in ogni corsa, mi danno per favorito, ormai mi sono abituato».

Quale è il suo segreto?

«Non avere segreti e, soprattutto, giù di bicicletta io sono uno che è capace di pensare ad altro. Io amo il mio lavoro, che è anche divertimento, ma difficilmente io sto lì a pensare alla corsa».

Per il momento ha vinto un Fiandre (2016), l'unico monumento, ma per i grandi del passato lei ha tutto per poter vincerli tutti e cinque.

«Intanto, dopo il Fiandre, provo a portare a casa la Sanremo».

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«Se vinco farò un po' più tardi, visto che ci sarà la cerimonia delle premiazioni. Se perdo torno a casa prima».

Corse con grandi dislivelli come la Liegi o il Lombardia, pensa che potrebbe un giorno vincerli?

«Un conto è fare bene in tapponi pieni zeppi di salite ma inseriti in una corsa a tappe. Un'altra cosa è staccare tutti, anche gli scalatori, in corse in linea così esigenti. Inoltre chi prepara il Giro delle Fiandre e la Parigi-Roubaix come il sottoscritto non può essere competitivo anche alla Liegi: devi scegliere. Magari un giorno mi concentrerò anche su queste corse».

Perché le piace tanto la Sanremo?

«Perché è adrenalinica, imprevedibile e folle: un po' come il sottoscritto».

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