La crono del Chianti fa saltare il tappo, nel senso di piccolino, gracile, segaligno ma tosto come pochi. Gianluca Brambilla si tiene ben stretta la maglia rosa, per un solo secondo, alla faccia di chi voleva fargli la festa. Invece a festeggiare è lui, questo ragazzo 28enne che dimostra ancora una volta di saperci fare con il cronometro e si difende egregiamente. «Ero sereno, perché non ero io a dover difendere la maglia dice lui con quel suo faccino divertito -, ma erano gli altri che dovevano portarmela via».
Non gliela porta via nessuno. Su quei continui mangia e bevi sulle strade del Chianti, dove è l'acqua però a rovinare tutto, lui ne esce ebbro al pari dello sloveno Primoz Roglic, che dopo aver perso la crono di apertura ad Apeldoorn per un centesimo di secondo, si prende una bella rivincita sui 40,5 chilometri da Radda a Greve, nona frazione della corsa rosa. Lo sloveno della Lotto-Jumbo s'impone in 51'45", lasciandosi alle spalle la coppia della Iam Brandle - ex detentore del record dell'ora - e Laengen, rispettivamente secondo e terzo.
Ma oltre alla vittoria di tappa, c'è l'altra corsa: quella più importante, quella che non guarda all'oggi ma al domani, o meglio a Torino, dove sarà assegnata l'ultima maglia rosa. Nella sfida tra i big, va bene il nostro Vincenzo Nibali, che conferma di aver smaltito la sbornia triste di Roccaraso, anche se ieri il suo morale era tutt'altro che alto. La morte di Rosario Costa, di soli 14 anni, piccolo talento dell'Asd Nibali - la squadra messinese voluta e finanziata dal campione d'Italia travolto ieri mattina mentre era fuori ad allenarsi con suo padre e alcuni amici, ha condizionato non poco la prova di Vincenzo. «E pensare che lunedì scorso a Catanzaro, Rosario era con me in albergo: mi era venuto a trovare », ha raccontato il siciliano.
Il siciliano arriva a 2'13" dal corridore sloveno (19°), ma fa meglio di Valverde di 11" e lo scavalca così nella generale: ora 5° a 53". «Vincenzo ha fatto una buonissima prova ci spiega Paolo Slongo, allenatore del siciliano . Nei tratti in salita è andato davvero forte. In discesa, dove poteva anche guadagnare di più, ha dovuto fare molta attenzione a non cadere. La pioggia ha condizionato molto la corsa, ma alla fine dobbiamo dire che va bene anche così».
Delude l'ex maglia rosa Tom Dumoulin, specialista delle prove contro il tempo e dal quale ci si aspettava una reazione che non c'è stata. L'olandese, infatti, fa meglio di Nibali di soli 15" e finisce lontano a 1'58" da Roglic. Sognava di uscirne ebbro di nuovi vantaggi, invece lo riportano a casa sorreggendolo per le spalle, con le idee molto confuse e tanta malinconia. Per lui solo una ciucca triste. Paga qualcosa più del previsto anche Domenico Pozzovivo (3'39" da Roglic), ma quello che paga di più è il colombiano Rigoberto Uran, staccato addirittura di 4'12", ma costretto a mettere piede a terra a causa di una caduta.
Se Nibali va bene, va ancor meglio il basco Mikel Landa, che alla fine riduce al minimo i danni.
Doveva uscire ubriaco e frastornato da questa crono ad elevato contenuto alcolico e invece si difende come meglio non potrebbe fare. «Ho lavorato tanto questo inverno con la bici da cronometro, e sono sorpreso anch'io dei miglioramenti che ho fatto». Se era un cliente scomodo prima, figuriamoci adesso.
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