È un po' come quando sei giù di corda e il mondo vacilla e i dubbi ti tormentano e non sai più se sei in forma, se stai dando il massimo, se potrai ancora dare quel massimo. E all'improvviso, qualcosa, qualcuno ti offre la risposta. Quella che speravi. Quella che temevi non sarebbe più arrivata. Valentino Rossi ha ottenuto tutto questo, la risposta, in quel di Montmelò, Catalogna amica e nemica al tempo stesso. L'ha ottenuta e sentita e ascoltata da due giudici. I più importanti di tutti. Quelli dalle sentenze inappellabili. La classifica mondiale: che ora dice sempre più secondo, a quota 117 punti che non fanno sembrare lontano anni luce quel cannibale di Marquez a punteggio pieno, 175. Vale in chiave titolo c'è, eccome. L'altro giudice è se stesso. Il giudice Rossi in testa convinto e convincente e a lungo come non era mai più successo in questa sua seconda vita sportiva. In testa con tutti gli altri abili e arruolati, gli altri i big, i top, gli altri la generazione talentuosa che si è trovato per via in questo finale di carriera. Nessun assente giustificato da infortuni, chiodi da togliere dalle spalle, tibie da sistemare e quant'altro. Nessun assente ingiustificato per cadute, rotture di moto e annessi e connessi. Tutti lì. In pista. Marc Marquez che alla fine ingranerà la settima vittoria. Daniel Pedrosa finalmente cattivo che tamponando il compagno all'ultimo giro chiuderà terzo e non secondo. Jorge Lorenzo, alla fine quarto, dopo gara in cui ha certamente spinto, gara in cui, nelle prime battute, si è trovato persino davanti e poi secondo impotente proprio su Vale e poi, alla fine, niente. Incapace di far di più, però lì, sempre presente.
E Valentino? Valentino primo a lungo dopo partenza che più bella non si può, da sesto a terzo, nello spazio di qualche centinaio di metri, di qualche staccata e curva sinuosa. E poi a lungo a guidare il gruppetto di marziani, lui tornato extraterrestre fra questi piccoli uomini verdi. Dirà: «Pensavo di riuscire a battere Marc, ho cercato di attaccarlo anche alla fine, mi spiace un po', ma negli ultimi giri la gomma è calata.... e a quel punto è spuntato Pedrosa. Pensavo fosse più lontano, era proprio lì». Dirà: «Comunque ci ho provato fino all'ultimo e mi sono divertito. Ho dato il massimo, ci riproverò ad Assen».
Vero. Verissimo. Ci siamo divertiti tutti. Vero, verissimo. Ci riproverà presto. Vero, verissimo, si è capito perfettamente che il duello finale e la difesa mancata del primo posto non erano colpa e conseguenza di un campione che ha dato e vinto tanto e che a 35 anni suonati non può reggere fino in fondo lo sciame impazzito di giovani campioni che si trova attorno. Era invece chiarissimo che la Yamaha alla voce telaio e consumo gomme aveva qualcosina meno di quei due mostri Honda cavalcati da Marc e Daniel. Jorge Lorenzo sempre lì, ma in fondo mai veramente lì, è la riprova. Se Valentino Rossi avesse ancora la Ducati sarebbe lontano e magari per margherite, vedi Dovizioso alla fine ottavo, vedi Iannone nono. Ma se avesse la Honda sarebbe probabilmente sempre davanti a darsele ad ogni Gran premio con il piccolo prodigio suo clone.
Questa risposta attendeva lui, queste risposte speravano i tifosi senza forse più crederci completamente. Montmelò ha fatto felici tutti. E adesso godiamocela fino ad Assen. Lui ha promesso. Di solito mantiene la parola.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.