La sexyFerrari affascina Vettel: "Sì, primo e felice"

La strana giornata di Seb e Alonso: uno davanti a tutti con la SF15-T l'altro, ultimo, fa solo 6 giri con la McLaren-Honda: "C'è da pazientare ma sono abituato: l'ho fatto per cinque anni...". E la Mercedes fa 3 Gp

La sexyFerrari affascina Vettel: "Sì, primo e felice"

Nostro inviato a Jerez de la Frontiera

Uno che sorride per davvero e l'altro che sorride per finta. Uno che si nasconde durante la giornata perché in Ferrari ci si nasconde sempre e l'altro che vorrebbe nascondersi ma finisce nella fiumana di connazionali che gli chiedono foto e autografi. Uno che alla fine stacca per la terza volta il miglior tempo e conclude davanti a tutti, Mercedes compresa, al debutto sulla Rossa e l'altro che a fine prove è ultimo e se ne sta nel tendone della McLaren a ingannare il tempo e il fastidio.

Seb Vettel e Ferdi Alonso. Universi diversi dello stesso mondo stranito che si chiama F1. È andata così, ieri. È andata che il tedeschino a fine prove dice «ho provato una sensazione ai limiti della commozione e sì, sono abbastanza felice di come è andata anche se i tempi non contano». Poi, con quel sorriso vero che nel paddock si vede poco e nel recente passato ferrarista quasi mai, aggiunge: «Il nome alla mia Rossa? No, non gliel'ho ancora dato, lo deciderò per l'Australia».

«Anche noi di venerdì eravamo spesso i più veloci» sibila invece dal tendone McLaren-Honda lo spagnolo che sorride come negli ultimi anni trascorsi di rosso vestito, cioè con la smorfia amara di colui che gli girano già a mille anche se a tutto questo era pronto. «Ma sono abituato a pazientare, l'ho fatto per cinque anni» sussurra ancora prima di spiegare che in fondo «era tutto nuovo, la McLaren, il motore Honda, per cui me l'aspettavo, è una tecnologia complessa questa, abbiamo bisogno di tempo per imparare a capire la macchina. È estrema, è aggressiva, è molto tecnologica, però…». E inizia la sequela di però a cui per amor di patria – la ex patria ferrarista – l'asturiano ci aveva abituato negli ultimi anni. «Però - dice -, nel garage eravamo tutti felici, però c'era e c'è una grande atmosfera».

Per carità, dev'essere tutto vero visto che nel box ci è rimasto parecchio: solo sei i giri percorsi nell'intera giornata, sei avanti e indietro dalla pitlane con mille cose da sistemare perché c'erano dei capricci elettrici del motore e dei sistemi di controllo, capricci che i tecnici giapponesi giurano di «aver risolto» tanto più caricati a palla come sono dallo spagnolo che non fa che ripetere «noto tutta la loro cultura giapponese e per questo sono convinto che prima o poi raggiungeremo gli obiettivi prefissati». Sott'inteso, mica come quelle pippe di italiani. A fine giornata faranno comunque 18 secondi dalla sua ex Rossa, ultimo. «Sì, però anche lo scorso anno eravamo spesso i più veloci al venerdì con la Ferrari…» butta lì.

Fastidio, forse rabbia latente per quello che avrebbe dovuto essere e non è stato. E ora, dopo questo assaggio non assaggio di pista, anche sana preoccupazione. Perché mentre Seb alle 9 e sette è il primo a scendere in pista, Alonso è dentro il garage a guardare i meccanici lavorare. Perché mentre Seb inizia a inanellare giri su giri (60 alla fine, pari a 265 km), Alo è nel garage a guardare i meccanici giapponesi che sono bravissimi. Perché mentre il tedeschino della Rossa rientra, mette a punto, risolve con i meccanici i guai di telemetria (peccato, avremmo potuto girare di più… e devo abituarmi a questo sistema diverso… l'ambiente? Mi ricorda la Toro Rosso…”) lo spagnolo della McLaren lascia sconsolato il garage e va nel più comodo motorhome.

Universi diversi. Il nuovo mondo di Vettel, nonostante sia lui che la Rossa («ma al mio recente passato non voglio pensare») debbano risorgere, pare inaspettatamente luminoso. Non foss'altro perché c'è anche una Sauber motorizzata Ferrari col secondo tempo davanti alla terribile Mercedes di Rosberg, 157 giri, in pratica una Parigi-Dakar, senza il becco di un problema («spero non siano così avanti anche quest'anno» dirà Vettel). Oddio, un problemino l'hanno avuto anche loro: pure Rosberg non riusciva a capire le forme della Red Bull di Ricciardo. Camuffata con una zebra anti copioni.

Con tutte quelle strisce è proprio impossibile fotografarne i segreti aerodinamici. È l'ultima trovata di Newey. Forse l'unico capace di unire gli universi diversi. Sia Seb che Nando darebbero tutto per averlo con loro.

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