La Juventus è campione d'inverno

Ai bianconeri basta mezz'ora per avere ragione dell'Atalanta. I bianconeri con 41 punti guidano la classifica davanti all'Inter (34). Al terzo posto Napoli e Lazio (33 punti)

La Juventus è campione d'inverno

Gioco, partita, forse campionato. Viste le altre e vista la Juve, potremmo chiudere il librone e arrivederci al prossimo anno. Inter e Napoli hanno già sprecato troppe opportunità, la Juve ha concesso ma poi si è ripresa tutto. Ieri è perfino riuscita a far intuire l'inutilità di un match dopo due minuti e a dimostrarne l'inutilità dopo ventisette: tre a zero e, se volete, tutti a casa. Juve carro armato, ma Atalanta mozzarella. Juve tosta e famelica. Atalanta un po' troppo signorinella imbarazzata davanti a una Signora vera. La Juve gioca calcio, inteso in ogni senso. L'Atalanta ha fatto la sparring partner, nel senso di quello che prende pugni e non restituisce mai. I primi tre tiri in porta della Juve sono finiti in gol, l'unica occasione concessa a Denis nelle grinfie di Buffon. Se poi l'Atalanta si ritrova in dieci dopo mezz'ora, per una fesseria di Manfredini (fallo inutile su Chiellini e doppia ammonizione con tanto di rosso), ecco confezionato il patatrac.

Ma se Juve-Atalanta è durata mezz'ora, il campionato rischia di non cambiare più faccia: tanto affannarsi là dietro, ma poi la Signora si scolla tutti dalle spalle come polvere sui mobili. Vale il gioco dei confronti: l'Atalanta stava passando per l'ammazza grandi, dopo aver rifilato sberle e sconfitte a Napoli, Inter e Milan. Ieri, invece, ha inaugurato il ritorno di Antonio Conte in panca allo Juventus stadium con una pochezza imbarazzante, un mollismo derivante da difetti proprio e bel giocare bianconero. «La Juve gioca il calcio migliore, è una squadra di grande qualità», così ha sintetizzato Conte tra stima e autostima, festeggiando il rientro nel suo stadio preparato dalla sceneggiatura di un tifo sempre più devoto.

Magari, stando in panchina, non avrà migliorato il rendimento della squadra (13ª vittoria in campionato, quinta consecutiva fra coppe e serie A) ma certamente il tecnico sa vendere bene la merce. La Juve non produce il miglior gioco in assoluto, ma certamente il migliore per vincere e per vincere un campionato. Ieri ha ingranato subito marce alte e ritrovato la vena da goleador di Mirko Vucinic che, tra gigionerie e talentuosa pigrizia, stava dimenticando di arricchire il pedigrèe. Stavolta gli è bastato un guizzo-assist di Giovinco per servirlo e uscire dalla nuvola: difesa tutta sbandata e tiro da ricamatore di pizzi e merletti. Il tipo non segnava a Torino dal 15 gennaio, quasi un anno, e da tre mesi non realizzava in assoluto. Mancano i gol di Vucinic, raccontavano i giornali. Come li avessero chiamati. Sono le strane leggi non scritte del calcio: appena metti occhio su qualche latitanza, il pallone fa recuperare il tempo perduto.

E se Vucinic ha risposto subito, la Juve ha giocato presto le carte migliori: Pirlo con una punizione ricamata, Marchisio con tiro da attaccante vero, hanno rifinito il risultato nella porta dove la squadra ha realizzato la maggior parte delle sue reti. Quella opposta alla curva Scirea: non proprio bello per l'ex capitano. Sono stati trenta minuti di gran gioco: Pirlo dominatore di centrocampo, gli altri a far coro. L'Atalanta, nel secondo tempo, ha retto solo per le parate di Consigli, dopo la bambola iniziale. Ne hanno fatto le spese Giovinco e Quagliarella (negato un gol a testa per fuorigioco). La Juve ha chiuso con un totale di 24 tiri contro 7 dell'Atalanta: il conto torna.

E se batterà anche il Cagliari ci sarà un altro record da brindisi: nell'anno solare conquisterà 94 punti, quanti nessuno nella serie A con 20 squadre. Dovrà battere l'altra Juve: quella di Capello che, nel 2005, arrivò a quota 93. Lotta fra giganti.

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