L a parata di Buffon sul rigore di Kalinic e la traversa del croato a pochi minuti dai titoli di coda della sfida del Franchi è l'immagine dello scudetto bianconero messo in cassaforte. Lo spumante è già in frigofero, da servire bello ghiacciato magari oggi alle 17 se il Napoli non riuscirà ad espugnare l'Olimpico di Roma. Altrimenti servirà un altro punto, da mettere in cascina domenica prossima con il Carpi. Ma ormai è solo questione di ore. Il quinto titolo di fila, roba che alla Juve non capitava dal 1935, sta per essere appoggiato in bacheca grazie all'ennesima tappa vincente della cavalcata trionfale durata sei mesi (24° successo nelle 25 gare successive all'ultimo ko con il Sassuolo del 29 ottobre scorso).
La squadra di Allegri torna a vincere in casa dei viola, il campo antijuventino per eccellenza, dopo quattro anni e un precedente da incubo rimasto l'unico neo dell'annata record di Conte (2013-14). Anche l'ultimo vero ostacolo della stagione è così stato superato, non senza affanni però. Se l'è vista brutta, la Juve, contro una Fiorentina mai così brillante negli ultimi due mesi, che avevano segnato la discesa in classifica fino al quinto posto. Ma alla fine Buffon compie i soliti interventi decisivi («non è umano», dirà alla fine il dg bianconero Marotta contestatissimo in tribuna), l'ultimo sul penalty di Kalinic che avrebbe sancito un pari forse meritato dai viola, bravi a riequilibrare il match proprio con il centravanti croato. Juve cinica e per una volta non impeccabile dietro (portiere a parte) considerando l'errore fatale di Bonucci su Zarate che provoca il gol dei viola) e il primo giallo a Rugani in 53 gare di A.
Ci pensano Mandzukic e Morata a siglare la nuova impresa bianconera, ma l'arbitro Tagliavento sfavorisce i viola in due occasioni: il gol annullato a Bernardeschi che parte in posizione regolare (difficile, ma errata, la segnalazione del guardalinee Giallantini) e il contatto Rugani-Alonso in area apparso fallo da rigore. Rigore che invece concederà alla fine ai viola, suscitando altri dubbi. Dunque, Juve abile a sfruttare il minimo errore, Fiorentina bella, sfortunata, sfavorita ma ancora inconcludente: una sola vittoria nelle ultime nove gare.
Sfida equilibrata nel primo tempo, con i bianconeri che passano alla prima vera conclusione in porta e i viola che creano di più in fase offensiva. La squadra di Paulo Sousa fa girare bene il pallone come non faceva da settimane, quella di Allegri verticalizza con più facilità grazie alle giocate di Pogba e Khedira che a metà campo supportano le incertezze del giovane Lemina. Rete da manuale quella bianconera, creata in ccoabitazione dal francese e dal tedesco e finalizzata da Mandzukic. Per il croato decimo gol in campionato, quarto ad aprile, mese nel quale aveva già infilato in sequenza Empoli, Milan e Lazio. Viola arrabbiati per i due episodi sfavorevoli.
La ripresa si apre con una Fiorentina ancora in attacco e la Juve pronta a sfruttare il contropiede (Pogba ne sbaglierà uno clamoroso). Zarate sostituisce l'infortunato Ilicic e dà impulso alla manovra viola.
Il gol di Kalinic è il giusto premio alla grinta e all'orgoglio viola, ma Morata rimette le cose a posto dopo nemmeno due giri di lancette, con una difesa della Fiorentina sistemata malissimo. Poi il finale da brividi per i bianconeri con il rigore fallito e la traversa di Kalinic. L'unico croato che non sorriderà alla fine.
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