Signora, stavolta in Turchia non perdere la Trebisonda

Scotta ancora il ko in Champions con il Galatasaray. Conte: "Guardo avanti, vogliamo la finale di Torino"

Signora, stavolta in Turchia non perdere la Trebisonda

Niente neve. Semmai pioggia. Comunque sia, la Juventus non può fallire. Non oggi. Non in Turchia, come invece è successo il 10 e 11 dicembre scorso contro il Galatasaray nella partita spalmata (causa fiocchi, appunto) su due giorni che le costò il cammino in Champions: «Ci prendiamo le nostre colpe per quanto accaduto - ha già ricordato Conte - ma ora guardiamo avanti. Vogliamo arrivare in fondo all'Europa League». Senza se e senza ma: ricorrendo a un indispensabile turnover, però volendo fortissimamente proseguire il cammino. Se così non fosse, il pur probabile terzo scudetto di fila lascerebbe quasi l'amaro in bocca e la sensazione di essere davvero i migliori solo nel giardino (spelacchiato) di casa nostra.
Quindi, sotto con Trebisonda e il Trabzonspor. Squadra battuta 2-0 la settimana scorsa ma da non sottovalutare, tenendo anche conto che il secondo gol era arrivato in pieno recupero. Rispetto a otto giorni fa, quando si videro annullare per un questione di centimetri il gol del pareggio di Olcan Adin, i turchi recupereranno Florent Malouda, ex Chelsea che nel corso degli anni la Juve ha anche provato a fare suo. «Nel calcio può succedere di tutto - la frase fatta di Mandirali, il loro tecnico - anche se segnare tre gol non sarà facile. Il gol annullato? Rispettiamo la decisione dell'arbitro ma, dopo avere visto e rivisto l'accaduto, siamo certi che fosse da convalidare». Non solo per quel motivo, il vecchio stadio Hüseyin Avni Aker proporrà un ambientino niente male e del resto gli ultrà locali si beano di sapere scatenare la «tempesta del Mar Nero» non solo al 61' di ogni partita, come già avvenne allo Stadium celebrando così la presa dell'antica Trebisonda, ultimo baluardo dell'Impero bizantino a cadere sotto l'assedio degli Ottomani il 15 agosto 1461.
Meglio insomma che la Juve si prepari a una serata tosta, la prima di un tour de force che, se percorso fino alla fine, vedrà i bianconeri disputare 21 partite in 81 giorni alla bella media di una ogni 93 ore circa. Scorciatoie non ce ne sono e, con la finale in casa, uscire prima rappresenterebbe una grande delusione ricordando anche che da queste parti un trofeo internazionale manca dal 1996: «Non intendiamo certo difendere il 2-0 e sappiamo che, segnando un gol, la strada per la qualificazione diventerebbe in discesa. Non è la prima volta che disputiamo questo tipo di partite: il 2-0 della settimana scorsa ci regala un piccolo vantaggio e l'entusiasmo non ci manca. Possiamo fare meglio rispetto all'andata e guadagnare in esperienza. In Europa sarà un po' più dura alzare trofei: prima di metterci al pari di squadre come Bayern Monaco, Real Madrid o Barcellona serve tanto lavoro e altrettanta pazienza. Dall'oggi al domani non si inventa nulla».
Quanto alla formazione, sarà diversa da quella che ha battuto il Toro e che domenica sera sfiderà il Milan a San Siro: in attacco sarà la prima volta di Osvaldo con Giovinco, Vidal (squalificato in campionato) farà reparto con Marchisio e Pogba, mentre sugli esterni torneranno Isla e Peluso. Rimasto a Torino l'affaticato Asamoah, Conte ha imbarcato sull'aereo anche Chiellini che però dovrebbe guardare Caceres, Bonucci e Ogbonna.

La chiosa spetta a Buffon e riporta la mente agli striscioni inneggianti Superga visti allo Stadium: «L'intervento di Agnelli è stato opportuno. Quando si muore, si dice sempre “riposa in pace”: cerchiamo quindi di non rompere le palle almeno a chi è morto in seguito a tragedie. Credo sia il succo di un discorso che deve entrare nella testa di tutti».

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