Un campione olimpico, un pallone d'oro e un ex allenatore in seconda dell'Inter si avviano di fatto a lasciare l'amore della loro vita per concedersi una scappatella. Di chi stiamo parlando? Di Sir Bradley Wiggins, cinque ori olimpici al collo e detentore del Record dell'Ora; di Michael Owen, vecchia conoscenza del calcio mondiale; di André Villas Boas, vice di Mourinho al Porto, al Chelsea e all'Inter. Non fraintendiamo: l'intento non è quello di ficcare il naso nelle vicende sentimentali dei personaggi in questione, bensì riportare solo la realtà fattuale. E cioè che se all'apparenza i tre sopracitati non hanno niente in comune, in realtà c'è un filo che li lega: un'attrazione per la velocità, che sia al volante, su una barca o persino in gare a cavallo. Ma andiamo con ordine.
C'era una volta Bradley Wiggins, il primo ciclista britannico a trionfare al Tour che dopo aver segnato un'epoca nel mondo delle due ruote ha appeso la bici al chiodo. Eppure c'è un detto che cita: chiusa una porta si apre un portone. Ecco Wiggins, fuoriclasse dei pedali, ha cambiato idea e ha spiazzato tutti: mi butto udite udite - nel canottaggio. Con un sogno nel cassetto: prendere parte a Tokyo 2020. Fattibile? Il 21° posto all'esordio ufficiale, per il momento, certifica che ci sarà tanto da remare
C'era una volta Michael Owen, l'ex attaccante di Liverpool e Real Madrid. A 37 anni, uno dei talenti migliori che il calcio inglese abbia mai visto sembra uno scherzo si è dato all'ippica. Insomma, dal pallone d'oro, assegnatogli nel 2001, alla corsa al galoppo il salto è talmente lungo che si rischia il capitombolo. «Mi è piaciuto abbastanza per dire che lo rifarei» ha confessato Owen. Era solo una gara di beneficenza sotto gli occhi del Principe Carlo e consorte - ma il secondo posto finale, arrivato dopo una preparazione che gli ha fatto perdere 9 kg in tre settimane, potrebbe rivelarsi l'inizio di una nuova carriera da fantino.
C'era una volta André Villas Boas, portoghese e fido assistente di Mourinho, Special Two di nomignolo, per distinguerlo dallo Special One, ha vinto col Porto, così come Mou, una Europa League. Dopo la recente esperienza in Cina, e in attesa di trovare una comoda panchina, momentaneamente si è seduto su una monoposto: infatti, il giorno dell'epifania sarà al via alla Dakar. «Mio zio Pedro l'ha corsa due volte.
Anche lui ha debuttato a 40 anni e questa è la 40° edizione del rally: è curioso, tutti i numeri tornano. È un concentrato di avventura, sfida, stress fisico e mentale». Insomma, tutti uguali questi personaggi dello sport. Mai una pausa. E guai a dirgli di stare a casa in pantofole
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