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Soldato Leo spara il bis: cresciuto con i pugni non perde più un colpo

Ha un motivatore per migliorare e sopportare la pressione Segnò anche a gennaio: "Questo il più bello e importante"

La porta è la stessa del 5 gennaio scorso. All'epoca: punizione di Pirlo e spaccata vincente del numero diciannove. Ieri: angolo dalla destra, palla fuori area mezza girata al volo con la palla che si insacca nell'angolino più lontano. Leonardo Bonucci ha deciso così Juventus-Roma, a cinque minuti dal termine di una battaglia durissima. Il buon Leo, arrivato alla quinta stagione con la maglia bianconera e secondo giocatore di movimento più utilizzato del nostro campionato dalla stagione 2009/2010 a oggi, non era stato perfetto fino a quel momento: eppure non ci ha pensato due volte a cercare una conclusione dal coefficiente di difficoltà elevatissimo. Stadium esploso, Signora in fuga e sesta vittoria su sei in campionato. Per lui, un trionfo anche personale e numeri da aggiornare: quinto gol in campionato con la Juventus, ottavo in assoluto, il primo di questa stagione, avvelenato dalle polemiche per la posizione di fuorigioco di Vidal davanti a Skorupski. «È il gol più bello e importante della mia carriera - il primo commento, a caldo -. Vale tre punti pesanti, davvero. Abbiamo battuto una grande Roma e dimostrato di essere ancora i più forti». Un match che la Juve ha raddrizzato in quattro e quattr'otto, anche, dopo essere andata sotto nel punteggio: «Ci siamo detti subito che dovevamo reagire. Loro ci hanno punito sull'unico vero errore (con compartecipazione, sulla rete di Iturbe, dello stesso Bonucci, ndr ), ma noi siamo una grande squadra e basta».

Adrenalina a mille, il campionato ha il suo vecchio nuovo padrone che indossa ancora una volta la maglia a strisce bianconera. Per adesso è così, in futuro chissà. E a chi tifa Juve importa zero, in un momento come questo, che lo spettacolo sia stato rovinato da un nervosismo che pian piano l'ha fatta da padrone: «In gare del genere è facile che una mezza situazione incendi l'ambiente. Dovremmo essere più bravi anche noi a stemperare il tutto». Parole di circostanza che si dicono praticamente sempre, senza che poi segua comportamento adeguato. Fino alla prossima, tutti diranno di volere fare i bravi: così è sempre stato e così sempre sarà.

Bonucci però ha nel frattempo di che godersi la sua serata da eroe, costruita nel corso degli anni avendo la massima fiducia in se stesso e affidandosi anche ad Alberto Ferrarini, motivatore personale che in passato ha lavorato con Toldo e Gilardino. Un rapporto fortissimo che ha permesso al difensore bianconero di crescere ancora, sopportando la pressione di un ambiente certo non facile. Tra di loro si chiamano Capitano (Ferrarini) e Soldato (Bonucci). E tra di loro si sono anche insultati e non solo, come raccontato di recente tramite facebook dallo stesso Ferrarini ricordando i primi tempi juventini del suo assistito: «Nel corso degli anni - ha raccontato - ho portato Bonucci nella mia cantina, sotto terra. Al buio. E lì, con un tono di voce tutt'altro che buono o dolce, lo offendevo in ogni modo. Lo giudicavo. Lo insultavo.

Così, se anche faceva un piccolo cenno con lo sguardo, per lui c'era un pugno dritto nello stomaco. Obiettivo? Vincere il giudizio, affinché Leo stesse sempre sul pezzo. Così è cominciata la storia del soldato». Un soldato che ieri ha spedito la Juve in paradiso.

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