Lo strano compleanno di Ranieri e Pioli Esordio nelle polveriere

Claudio e la bufera Samp: nel mirino dei tifosi anche Garrone. Stefano tra scettici e i debiti

Lo strano compleanno di Ranieri e Pioli Esordio nelle polveriere

Iniziare una nuova avventura in panchina nel giorno del proprio compleanno. Capiterà domenica a Stefano Pioli e Claudio Ranieri, «piombati» durante la sosta del campionato alla guida tecnica di Milan e Sampdoria. Ovvero due polveriere, considerando i risultati non soddisfacenti in campo e le questioni societarie tra bilancio in rosso e mancata vendita.

Stefano Pioli chiede un regalo per i 54 anni ai suoi giocatori, cambiando pelle alla squadra. Ma il suo esordio con il Lecce a San Siro arriva con una piazza in ebollizione che ha gradito poco la sua scelta. L'inizio di stagione del Diavolo è stato deludente (9 punti in sette turni con 4 sconfitte) e tutti si augurano che il nuovo tecnico parta bene. Anche se la vittoria, al debutto in una squadra di A, manca all'allenatore parmense da otto anni (16 ottobre 2011 con il Bologna).

Nella sua carriera Pioli è subentrato 4 volte: a Modena, Grosseto e Bologna le cose sono andate benissimo, ma quando sostituì De Boer all'Inter nel novembre 2016 con la «promozione» dalla Primavera fallì l'obiettivo del quarto posto alla portata dei nerazzurri. Un filotto di nove vittorie consecutive, poi la squadra si sfaldò e in primavera arrivò il crollo con in conseguente esonero del mister emiliano. Due anni e mezzo dopo, ancora Milano, la quinta da prof supplente e non di ruolo. Ma il castello rossonero parla oggi di 145,9 milioni di disavanzo e di una rosa che dovrà essere giocoforza sfoltita per fare cassa. Ecco che le nuove idee di Pioli avranno il compito di ridare anima alla squadra, magari anche senza grossi nomi.

A Genova c'è invece un debutto molto particolare, quasi «sprint»: nel giorno dei suoi 68 anni, Claudio Ranieri vestirà i panni di allenatore della Sampdoria contro la «sua» Roma. Il tecnico testaccino non ha mai nascosto il tifo per i colori giallorossi, indossati (poco) da giocatore 45 anni fa e due volte da allenatore (dal 2009 al 2011 e per due mesi e mezzo nel 2019, dove prese il posto, come a Genova, di Di Francesco). Da allenatore della Roma, disse che sarebbe andato a prendere di persona Antonio Conte se fosse arrivato a Trigoria.

Nel suo giro d'Italia (e d'Europa tra Grecia, Spagna, Inghilterra e Francia) delle panchine, la tappa Sampdoria mancava all'appello di «Tinkerman» Ranieri. Ma i blucerchiati sono sinonimo di una delle sue più grandi delusioni della carriera: fu proprio la Samp, il 25 aprile del 2010, a negargli di fatto lo scudetto come tecnico della Roma vincendo all'Olimpico. Ora, quasi una legge del contrappasso, dovrà allenarli in un momento molto difficile per il club. La Sampdoria è ultima in campionato e già con lo spettro della retrocessione, sullo sfondo la trattativa sfumata per il passaggio di proprietà dall'attuale presidente Ferrero alla cordata americana guidata da Gianluca Vialli. Con aspra contestazione all'attuale patron (cori e striscioni allo stadio) e ora anche al predecessore Edoardo Garrone, reo di aver ceduto il club proprio a Ferrero.

Domenica Ranieri dovrà ritirare su il morale della piazza con una vittoria sulla Roma - orfana di Paulo Fonseca in panchina, ridotta a un turno la squalifica dopo le proteste all'arbitro Massa (decisive le scuse del tecnico a fine partita) - che per lui invece sarà dolorosa.

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